Respiro, respiro, futuro,
riposa su un fianco la vita
che oggi comincia, e respira,
respira, respira, mi chiama
per nome e mi invita
ad essere quello che sono.
Che sono però? Di sicuro
non sono la trama
di quel che racconto di me.
Son quello a cui l'anima aspira,
son quello che ancora non c'è,
al quale dovrò fare posto,
ma è solo se cessa il frastuono
che domina dentro di me
che posso sentirne la voce,
ma solo se in me si ritira (il)
giudizio che nasce il perdono
da rabbia, dolore e paura.
Respira, respira, nascosto
nell'ombra più oscura
il piccolo seme germoglia,
e al tempo, tardiva o precoce
darà la sua frutta matura
che insemina chi ne raccoglie.
Non è un paradosso, piuttosto
è il modo, sublime ed atroce,
con cui si propaga la vita.
Respira, la mente si spoglia
dei panni dei quali è vestita
per essere luce e preghiera.
Respira, anche il corpo si scioglie:
il cuore, le braccia, le dita,
la testa e giù giù fino ai piedi.
Respira sul ramo la foglia
insieme a miliardi di foglie,
donandoci il loro respiro.
E se l'intenzione è sincera,
guardandoti in giro,
la via viva e vera
l'apprezzi, la senti, la vedi.