venerdì 30 dicembre 2016

alternativa








quando ti metti contro questo vuoto

ti dice molto molto molto male

a meno d'essere l'eccezionale

che serve a confermare ciò che è noto

 

sei tollerato allora, serve un voto

di protesta, che vale quel che vale,

la voce dell'inane contraltare

che ci fa credere che tutto è in moto

 

progresso, evoluzione, civiltà

democrazia, ognuno vale uno

che si ci tolgono la dignità

 

toglierci il credere non è opportuno

così viviamo questa libertà

d'esser altro senz'essere nessuno  

giovedì 22 dicembre 2016

mirra








nel crepuscolo nascono

mille fatalità

mille flebili aneliti

 

dolci ipotesi sorgono

su fragili realtà

se si rimane candidi

 

gli innocenti che vegliano

vedranno di lassù

la discesa degli angeli

 

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vegliavano la veglia in un adiaccio

restando accorti nei paraggi stretti

i soliti pastori maledetti

strette le fila come in un abbraccio

 

osavano le stelle, il vento, e il ghiaccio

la fame il freddo, gli esiti non detti

gli incontri con chi meno te l'aspetti

quei senza legge, umani senza laccio

 

amici, non temete, è nato un sole!

così parlò quell'energia che pensa

ed altri in coro: in alto lucentezza

 

e in basso si propaghi una carezza

di pace a chi è rivolto al bene! immensa

la gioia di chi udì quelle parole

 

altri si accorsero di quel chiarore

astrale che veniva in questo mondo

e presero un cammino nel profondo:

la strada che conduce al vero amore

 

e quella gioia immensa, quel tremore

riempi il cuore sognante e vagabondo

dei vaghi trovatori quando in fondo

trovarono quel sole che non muore

 

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il sole caldo illumina

la mente il cuore e giù

fino a dentro alle viscere

 

nella notte lo spirito

si espande come fa

fumo denso di resina

 

nel mondo  nasce fragile

l'intima la verità:

è amaro ciò che libera

 

 

 

lunedì 5 dicembre 2016

isola

se i simboli ci sfuggono
sarà perché quaggiù
ci riempiono di ipotesi

non sai se sei una virgola
rimasta là, un non so
in barba a tutti i calcoli

non c'è nessuno in carico
di evaderti un perché
rimani pura incognita

e se le tue propaggini
non riconnetti più
diventi come un'isola

sabato 3 dicembre 2016

livelli

se neanche i filosofi
non discutono più
di realtà metafisiche
 
limature e coriandoli
di celeste realtà
come pioggia ci invadono

tutto nega la sintesi
tra la mia identità
e l'incommensurabile
 
l'impossibile è spirito
il probabile è me
ed il certo incantesimo

martedì 29 novembre 2016

liberatene

se hai lacci ti legano
tu liberatene
vola al sole del tuo amore
 
se mostri ti spaventano
tu liberatene
sogna il sole che ti accoglie
 
se dogmi ti limitano
tu liberatene
pensa il sole in cui respiri
 
se mali ti tormentano
tu liberatene
vivi al sole del perdono
 
se insegui astri impossibili
tu liberatene
segui il sole che arde dentro

venerdì 25 novembre 2016

sotto terra

mentre il seme si riposa
nella fredda terra
sogna, sogna senza posa
 
sogna l'alba nella serra
sogna d'esser fuori
sogna il mondo in pace e in guerra
 
luce, cronici dolori
fili d'odio e amore
belvedere e maleodori
 
resta intatto il suo colore
dentro un potenziale
che lo rende pianta e fiore
 
chiuso e aperto al bene o al male
vita nell'incerto
che sprigionerà il vitale

domenica 20 novembre 2016

magma

svegliarsi al mattino, il caffè
per poi lavorare
le cose da fare, sarà 

ma tu non sei questo tran tran
che non ti appartiene
perché non c'è traccia di te

nel flusso di questa realtà
nel magma fluente
che vortica intorno al tuo sé
 
ed è un interminabile loop
consumi consumi
e sei consumato, un falò

che termina quando non c'è 
più niente di tuo
con cui si alimenti lo show

domenica 13 novembre 2016

esame di coscienza

l'ego trangugia immagini
di protesi di sé
fatte di falsi aneliti

vivo, e non c'è gran merito
se resti qua così
scordandoti il proposito
 
di divenire solido
dentro capacità
di un potenziale liquido

l'oggi riflette l'esito
di una mondanità
fatta di mille rivoli

mentre il colore unico
della mia identità
si sperde in mezzo all'iride

martedì 8 novembre 2016

notte

limpida cala la notte
sulle voragini
della distesa d'asfalto
 
fumi sarcastici adesso
d'ombra sonnecchiano
sopra il tombino riflesso
 
sono i pensieri d'esperia
sono i sonnambuli
volti di vaga poesia
 
fosche le tinte del vento
fole rincorrono
d'una inquietudine antica
 
occhi di brace, ma è un gatto
d'estro scodinzola
come la mia fantasia

martedì 25 ottobre 2016

otto sei otto

grigio trasecolare d'ogni giorno
su trame di una sterile commedia
scritta dal nulla eterno che ci assedia
che non esiste ma c'è tutto intorno
 
ed è un interminabile ritorno
alla necessità di questa inedia
mangiando cibo che l'oblio rimedia
fatto di fumo e nebbia per contorno
 
ombre ci traggono nella palude
di sentimenti blandi senza offese
dorati di certezza interinale
 
ma d'una sola ingognita si avvale
l'equazione intonata alle pretese
della modernità che non delude

l'incognita è l'io sono, il sopra e il sotto
l'uno molteplice di mille storie
l'umanità che narra il cantastorie
quando tutti per uno era il mio motto

oltre i confini accanto al vetro rotto
di una finestra scorgo le mie scorie
tra i vetri sparsi conto le memorie
della mia vita e fanno otto, sei, otto
 

domenica 2 ottobre 2016

bolina

l'ombra di un dubbio lascia il fiato teso
accanto al brulicare di idiozie
demenze croniche, malinconie,
e attese di un evento non atteso
 
e rinforzandosi resto compreso
in una incomprensione di bugie
l'alba si fa incantesimo e le mie
perplessità nascondono il mio peso

l'ombra di inquietudine è già fuoco
scopre la rabbia di un peccato grave
non c'è maledizione così forte
 
da non permettermi di aprire porte
se guardo bene in tasca, c'è la chiave
ma l'ho dimenticato poco a poco

io non ci sono ma quando compaio
tutto diventa facile, gli instanti
di questa vita eterni tutti quanti
ha diritto al suo cibo l'operaio 

quando il vento ti spira contro, è un guaio
è più difficile andare avanti
per la tua direzione, non c'è santi
a meno tu non sia un buon marinaio

giovedì 15 settembre 2016

fai

laddove il sonno tace, ascolto assorto
una bellezza placida inattesa
la neve sopra i monti adesso è arresa
all'estasi di quando ti sei accorto 

mi sono accorto e adesso ho un peso morto
questa ragione sterile mi pesa
vivendo in direzione sottintesa
che indica ragione invece è torto
 
fai dunque, se puoi fare avendo scosso
la polvere che ingombra il ricordare
chi sei, sotto chilometri di ghiaccio
 
quando chi sono è dentro ciò che faccio
infatti è facile moltiplicare
l'unicità in molteplici "io posso"
 
fai, dunque, se hai trovato il fiume lento
del nostro intento originale e puro
il lato nostro, né chiaro né oscuro
ma solido, innocente, umano e attento

faccio, mi esprimo, creo, realizzo, invento
ed ogni malattia guarisco e curo
trasmuto in oro ogni metallo impuro
mi muovo, faccio, e creo il movimento

domenica 28 agosto 2016

genocidio

perché è normale, normale, normale
che il mondo sia strapieno di ingiustizia
che il contrario semmai che fa notizia
non c'è ancora alternativa sostanziale

è normale, normale, è naturale
ma non c'è da preoccuparsi, che ora inizia
una nuova età dell'oro e di giustizia
che porterà felicità globale

a combattere ci penseranno i buoni
chi ha in testa cosa è il male e cos'è il bene
chi ha chiarissimo in anticipo il modello

della modernità, del buono e bello,
l'esercito mondiale che interviene
estirpando le native perversioni

e pazienza se a qualcuno dà fastidio
il modo in cui è corretta la grammatica
i tempi e i modi, la teoria e pratica
dei sentimenti, cessi ogni dissidio!

perché dissidio è parente di omicidio
e la gente più è educata più è simpatica
più si adatta a questa scienza programmatica.
Ecco, questo è il moderno genocidio

domenica 21 agosto 2016

routine

proponimenti, accuse, non pensieri
residui d'onestà fuori controllo
tozzi e bocconi duri senza ammollo
per abitudine ingoiati interi

l'identità è nell'ombra dei misteri
impenetrabili fino al midollo
dorme la notte placida e sul collo
nel sangue scorrono globuli neri

tundra diventa il giardino fiorito
deserto l'emozione di un sorriso
sabbia la terra fertile del prato

non c'è nemmeno un cuore innamorato
né un fiore che non sia stato reciso 
resta solo un perché trito e ritrito 

e mentre il vero è sempre più improbabile
si ascolta la solenne litania
del tutto è verità sia come sia
e certo è solo il certificabile

l'ovvio diventa trama inconfessabile
il senso del limite pura follia 
la prosa più prosaica poesia
la realtà garbuglio inestricabile

domenica 7 agosto 2016

luigi

chi c'era, chi era fuori, chi ha sentito
chi non ricorda, chi ricorda male
chi ricordando sbraca nel banale
chi si prestò ad uccidere il ferito
 
erano tutti lì, ma senza invito
in una confusione surreale
dove qualcuno si inventò il finale
l'estro immolò all'ipocrisia di rito

quando Luigi morì senza uno sparo
ucciso per volere dire no
dall'ombra del potere immanifesto

tutto restò al suo posto, che del resto
nessuno può interrompere lo show
togliere zucchero al morire amaro

e il mondo celebrò la professione
della roulette e del gioco d'azzardo 
si fece di un filosofo un codardo
senza trovare un senso alla ragione

ancora c'è chi pensa alla questione
senza nessun rispetto né riguardo
e con inaccettabile ritardo
di nuovo steccherà la sua canzone 

venerdì 29 luglio 2016

sia come sia

l'alba di un'altra attesa si alza ancora
sulle incipriate cime del non senso
dove non conta più quello che penso
e la modernità ha la sua dimora

tutto svanisce e nasce di ora in ora
e si sparge nell'aria come incenso
di cui senti l'odore, non il senso
lasciandoti un'idea che non colora

e quando si capisce che è follia
si legge tra le righe, si intuisce
quando il ricordo affiora, allora frani

ti sfugge come sabbia tra le mani
e ti convinci che tutto finisce
per essere soltanto fantasia

occhi, orecchie, naso, bocca, pelle
sulla realtà di un interesse umano
sentono scendere sul monte arcano
neve e coriandoli fatti di stelle

in ognuno c'è l'eco di un ribelle
che grida forte io non vivo invano
mentre si posa piano piano piano
si scioglie e ride, ride a crepapelle


lunedì 25 luglio 2016

modernità serale

tutto è opportunità,  tutto è pretesto
per diventare l'altro sottinteso
l'omuncolo nascosto il cesto
dei mille e più ricordi abbandonati,

meticolosamente il vero è reso
difficile, un retaggio del contesto
in cui i contesti vengono calati

pixel di ogni colore numerati
la realtà trasmutano in silicio 
e raccontano rivoltando nel sospeso
la verità mutata in artificio

soffre l'animo dubbio e sacrificio
vedendo il mostro diventare fiera
e il mondo diventare mostrificio

quelle immagini forma la coscienza
quella scorza bugiarda d'incoerenza
che permette la saggezza un tanto al chilo

tutto diventa farsa, farsa vera
quell' indifferenziata indifferenza
che corre come un'onda sopra il filo
della modernità arrivata a sera
abbracciata alla Venere di Milo

martedì 19 luglio 2016

ombrello


e piove, piove vento e pioggia antica
umidità di nebbia, e la fatica
di amare nonostante ciò si sente
da quando non c'è più una faccia amica
piove la pioggia fredda e resistente
lungo le spalle, e bagna il tuo dolore
dimenticato in questo putrescente
ovvio, che è  marcio fino a dentro il cuore
che musica saranno i miei cent'anni
vissuti come un bruco scavatore
che non diventa mai farfalla? Inganni,
inganni, lustri appesi come i panni
ad asciugare al sole del rifiuto
che secca lacrime, lasciando affanni
e piove, e non smetterà neanche un minuto
per dare tregua, piove rabbia e offesa
su quanto ho visto, pensato e creduto
sulle ragioni e i torti di una resa

e per difendermi resta un ombrello
minuscolo, inservibile all'impresa
così isolato dietro a questo orpello 
mi perdo tutto ciò che c'è di bello  

venerdì 15 luglio 2016

novantanove


ritornano, ritornano, ritornano
le inclinazioni, e i giorni si contornano
di cose viste in mille altre occasioni
che le occasioni sfornano e risfornano
e non è un caso, è proprio il mio percorso
l'estro recalcitrante a penzoloni
che vive nelle pieghe del discorso
ma che non riesce a dare spiegazioni
chi sono io? chi è che mi comanda?
l'inesprimibile segna il rimorso
che mi fa capolino e mi domanda
quando lo sai che è il cuore che ti manda
segnali chiari, ma non sai che farne
tutto diviene pura propoganda
così più sai, più sai di non sapere
e non sapere come sangue e carne
possano contenere il tuo volere
senza che il caso possa approfittarne
il bello è che lo so, ma non ho prove
e non ci credo, e tutte le sere
mi chiedo come, quando, cosa, dove
non una volta, ma novantanove.

domenica 10 luglio 2016

in un milione di piccoli passi

l'ombra di una ragione inoperosa
si stende sulla via dell'incostanza
come se piano piano scivolassi 

lungo un piano inclinato senza posa
dove la vita va in un solo senso
seguendo gravità, come la danza
sul monte quando rotolano i sassi

ma è l'attimo di un volto, di una rosa
di un gesto, di un abbraccio caldo e intenso
fatti di nessunissima importanza
che intessono l'eterno, e se osservassi

dal lato del mio intimo ogni cosa
raggiungerei il bellissimo e l'immenso
in un milione di piccoli passi

mercoledì 6 luglio 2016

affiorando frano

Affiorando frano
 
Segna il tempo le stanche direzioni
giorno e paura, demoni e silenzio
fin dentro le sue gole,  e fontanelle
d'estri, parche finora d'ogni vento
 
sbuffano per formare le fila di queste
folate, che ora sembrano fiammate,
ora le rime baciate dall'estro,
fole di questo maldestro operaio
 
che sono. Echi sperduti risuono,
timide rose, non oso cantare
che oscure parti del mare dell'io,
petali dell'umano che si sperdono.
 
Io sogno la spiegazione del sogno,
io voglio udire voci, il vero canto
e non ho più bisogno di foschia
di questi ermetici segnali d'ombra.
 
Mai che una volta si dica di più,
mai, che si lasci anche un suono, od un nome!
Forse si chiama nessuno, ed ognuno
rinuncia a scorgere l'unico impero
 
che è proprietario dell'ovvio e l'assurdo
così che il proprio racconto dimentica.
Ora è il mio quando però, il presente,
il centro del dico, del voglio, del faccio,
 
l'estrazione archetipica del nome
del nutriente d'oro che rivela
che tutto è sole, e il sole è il tutto. E canto
che ragli stolti abbondano e la notte
 
è ancora fonda, e a rischiarare resta
la luce fioca del fuoco che ho dentro.
Del sole scorgo soltanto un rumore,
e quella voce mi scivola dentro.
 
Ora la sento, ed affiorando frano

772012 772016

giovedì 30 giugno 2016

non c'è verso

non si tratta di passare a miglior vita
né saltare astutamente di livello
o di ascendere corpo anima e cervello 
a una grandezza cosmica inaudita
 
non è abbandonare la partita
lasciando in pace il mondo, non è  quello
è invece corrispondere all'appello 
di chi si nutre d'energia infinita
 
di chi non rinnegando la natura
di cui siamo impregnati, se la vive
addosso, dentro, insieme a un vivo senso
 
dell'essere se stessi in modo denso
trovando verità e grazia sorgive
pure come alla fonte l'acqua è pura
 
e non c'è verso che si trovi il verso
di definire bene cos'è il sole
usando un milione di parole
mentre ne prendi un poco a tempo perso
 
il sole che ti scalda dentro è un verso
di una poesia indicibile e non vuole
chiudersi come i fiori nelle aiuole
perchè è lui stesso tutto l'universo

martedì 21 giugno 2016

sei

tu sei, e non puoi cambiare ciò che è
perché l'essere è dal potenziale
che tutto è già in essenza e in previsione
 
puoi essere qualcosa che non c'è
cambiando e rimanendo tale e quale
oppure trasmutarti in ciò che vale
l'essenza che sei già, in comunione
 
tutto quello che osservi intorno a te
è un illusione, un sogno, di qualcuno
che non sei tu, che vive dove l'uno
diventa due per pura divisione
 
tutto è fasullo se manca il ricordo
del vivere per tutti ed in ciascuno
restando al lato nostro, nel raduno
del circolo delle persone buone
 
tutto è finzione, quando non c'è accordo
tra ciò che fai e ciò che sei, pertanto
il cambiamento è solo un altro guanto
che metti o togli quando è l'occasione
 
sono cambiato, disse l'uomo ingordo
di nuove cose, e unendosi a quel canto
non si ricordò più la sua canzone

martedì 7 giugno 2016

ragion di stato

preciso, esatto, nulla lascia al caso
ma tuttavia sfuggevole e fumoso
se preso dentro il mare pressofuso
 
delle emozioni, dentro questo invaso
del logico che è illogico, e nervoso,
come un bicchiere fosco e misterioso,
né mezzo pieno o vuoto, solo astruso
 
l'effetto sottilissimo, pervaso
dal tragico sentire il proprio peso
che lo fa andare lì dove è già atteso
lasciandogli illusione, un sogno ottuso
 
percorso indefinibile, preciso
di una memoria arcana del sospeso
tra due salde certezze, sottinteso
ma non inteso, predeterminato
 
come pioggia di grandine sul viso
si sente addosso il solco stabilito
dubbio indiscusso, ma ben construito
dall'evidente oscuro e spudorato
 
infine, vinto, l'ombra di un sorriso
si adatta senza porsi più un quesito
capitolando alla ragion di stato

martedì 31 maggio 2016

sogno


per questo dico cose senza senso
per far quadrare l'ovvio col concreto
per circondarmi d'altre verità
per questo penso cose che non penso
aggiungo e tolgo a quanto è già discreto
giro intorno al possibile, mi vieto
d'essere altro, d'essere realtà
per questo non m'illumino d'immenso
non faccio nulla che non sia già fatto
mi faccio trasportare dal ricatto
di chi guida chi sono, e non lo sa
per questo ho gli occhi chiusi spalancati
davanti al potenziale non in atto
non riesco ad svincolarmi dall' impatto
con la sottile ispirazione d'ombra
per questo ho gli occhi pieni di peccati
che non ho mai comesso, ho il sangue nero
e la pressione alta, ed è un mistero
come la luce aumenti la penombra
per questo nei miei occhi addormentati
scintilla adesso un sogno menzognero
che mi riempie la testa e il cuore sgombra

giovedì 26 maggio 2016

la conoscenza del bene e del male

 
Cè un albero che porta frutti che hanno
sapori differenti, il nome porta 
di conoscenza del bene e del male
 
com'è il suo nome, tali poi saranno
i frutti suoi, cioè due d'ogni sorta
di realtà viva o apparenza morta
pura bontà o malvagità bestiale
 
davanti all'albero, tacciono e stanno
quelle persone d'innocenza pura,
attentamente scrutano con cura
le meraviglie del mondo carnale
 
ma a chi ne ha già mangiato, malasorte,
il frutto di quell'albero procura
una battaglia interna, che perdura
per sempre, ed in battaglia non c'è vita
 
c'è distruzione che porta alla morte
mentre la vita vive in comunione
nell'unità, che infatti ci propone
la luce che dal centro è dipartita
 
molteplici, le stelle sono sorte
per trattenerci a lungo in confusione,
ma una sola è la luce della vita

mercoledì 18 maggio 2016

la conquista della pietra filosofale

lo spirito riposa dentro un vaso
di pietra fine, di saggezza buona
e brilla traslucendo, c'è c'è c'è!
 
chi conquista la vetta del Parnaso
raggiunge la magnifica corona,
è degna di mercede la persona
che opera per ritrovare il sé
 
l'orecchio l'occhio la bocca ed il naso
sentono, vedono, parlano: il dono
arcano si consegna a chi è sul trono
del regno dove regna il vero re
 
le ali dispiega l'aquila di ghiaccio
si posa per immaginare il suono
del canto, del colore di chi sono
in un riflesso di cinabro rosso

l'opera si è compiuta e trae d'impaccio,
è l'assoluto che può trasmutare
ogni metallo in oro, può curare
qualunque malattia si celi addosso
  
quando chi sono è dentro ciò che faccio
infatti è facile moltiplicare 
l'unicità in molteplici "io posso"

lunedì 2 maggio 2016

il diamante e la rosa

pura sostanza, come un seme giace
sepolta da terrena indifferenza
ma colta da chi indaga e la ritrova

in una stanza, sotto fuoco e brace
si crogiola nel caldo quell'essenza
del tutto, che è presenza nell'assenza
come un uovo al calore della cova

la pietra dura non è più capace
di modellarsi, e lascia sempre un orma
così chi prende piano la sua forma
inciderà una storia sempre nuova

ed ecco che esce indomito il cristallo
che è volontà indivisa, che si forma
per essere quel pegno che di norma
si mette al dito la futura sposa

la luna splende in cielo mentre un gallo
annuncia che non tarderà l'aurora 
l'aspra battaglia è vinta e si colora
di cremisi la pietra più preziosa

si piega al suo passaggio ogni metallo
brillando come brilla all'alba ancora
la goccia di rugiada sulla rosa

martedì 12 aprile 2016

mare fuso

ho visitato alture sconosciute
prima di liberare l'orizzonte 
mari di bronzo, facce cristalline

ho amato ad occhi chiusi, e a labbra mute
l'altro, l'ignoto che avevo di fronte
sordo alle disarmonie, ceco alle impronte
di chi prese la rosa e lasciò spine

e mi delusero opere compiute
senza sapere dov'era la vita
una sottile chiave arrugginita 
fece di quella porta il mio confine

è qua così tra dubbi soggiornavo
in spazi e tempi stretti sulla vita come vecchi calzoni, era sparita
la metrica da musica e canzoni

si prese tutto quello che lasciavo
chi adesso muove i fili ora mi vesto
si orpelli degni di ogni uomo onesto
non ricordando più le mie opinioni

sono un fedele dell'amore schiavo
ecco dove ho smarrito il senso, e resto
nel mare fuso delle sensazioni 

martedì 22 marzo 2016

spegni il tuo schermo

come un oracolo un oscuro oggetto
mostra una via d'opaca comprensione
un'utopia, una crudeltà di senso
 
l'ombra del diavolo taglia di netto
l'aria, adesso è vivido il male e il bene
dove d'odore ingombra confusione
si oscura ciò che dico e ciò che penso
 
nubi odorose di finta pioggia inietto
sotto la dura pelle e nelle vene
scorrono tumultuosi sangue e vino
gonfi d'odio e tannino nero e denso
 
dal tubo del camino della mente
come un diamante rosa già rinviene
l'aria gonfia di odori e da un tombino
salgono mostri in sfavillio malfermo
 
rigido il fisico nostro già risente
l'invio di poche briciole d'ormone
non serve più il comando da vicino
per fare sì che il mondo resti fermo
 
simbolo freddo di volontà vincente
l'oracolo fatato ripropone
la propria immagine sopra il mio schermo

giovedì 17 marzo 2016

muri

sopra quei muri scorre la mia vita
riflessa dove l'aria è più sottile
la rabbia, il vento, il sole ed il colore

sopra ci disegnai con la matita
del mio pennello, con i miei arnesi
finchè mi uccise uno scalpello vile
non mi curò, mi uccise il curatore
 
tornai da morto, ed una calamita
mi spinse tra i colori non compresi
soltanto grigio diventò il mio stile
se grigi avevo l'anima ed il cuore 
 
non ho giocato mai una partita
e non ho vinto o perso, solo intesi
dipingere i contorni di un dolore  

martedì 15 marzo 2016

mostri

schierarsi, dover scegliere una parte
credendo di aver preso posizione
non trovando altra via
 
per dimostrare che da qualche parte
ci sia una qualche logica interiore
un qualche punto fermo, una ragione
che sia mia, solo mia
 
nella dialettica senza alcuna arte
si confonde e infine tace, per pudore
il cuore, il tuo recondito richiamo
smarrendo la sua via

così lo si dimentica nel bosco
fitto dei pensieri senza odore
confezionati, di cui abusiamo
non avendo più i nostri

nel mondo grigio e ottuso che conosco
regna sovrana solo confusione
dove chi siamo non è ciò che siamo
e noi non siamo nostri

mi sono perso, non mi riconosco
il sonno lucido della ragione
ha generato mostri

venerdì 11 marzo 2016

assenzio

ogni colore canta una canzone
ogni persona canta la sua storia
ma una è la sostanza, la memoria
 
uno il cantare insieme, e il nostro canto
è un sibilo sonoro, una questione
di vita o morte, di realtà o illusione
 
una sostanza, una, pane e vino
dove soggiace l'anima e l'incanto
di una sottile lacrima di pianto
 
dov'è, dov'è la nostra patria ardente
ripete il tempo nostro, a tavolino
dov'è, dov'è là fuori, nel giardino
 
oppure sotto l'arco, alla fontana
una sostanza, una finalmente
dove troviamo pace, tutto e niente
 
dov'è il ricordo, dove la speranza
nel mondo, in questa nostra pelle umana
in cui siamo finiti, ora lontana
 
sento chiamare l'eco di un silenzio
una certezza, una la sostanza
uno il pensiero, ma non è abbastanza
per rimediare a questo oblio d'assenzio

lunedì 7 marzo 2016

Io ci creai felici

C'era un mondo una volta
che tutto rifletteva, un mondo vero.
 
Nel cielo azzurro una leggera brezza
spirava sull'umanità raccolta
per sentirne il mistero.
 
Tutto era pervaso di bellezza
su tutto risplendeva un sole d'oro.
 
Io mi ricordo, c'ero
e anch'io vivevo della lucentezza
che ognuno mi emanava, di quel coro
di voci sognatrici,
anch'io vivevo d'arte e di purezza.
 
Trovarmi là è trovare il mio tesoro
trovare verità rivelatrici
lo stato d'animo che mi feconda
se ozio o se lavoro.
 
Io mi creai così, e volli amici
tutti, ogni realtà che mi circonda
così pensai la vita e questa storia.
 
Io ci creai felici.
 
Se mi ricordo, la speranza abbonda
ma ho perso la memoria.

martedì 1 marzo 2016

confini

cosa succederà da qui in avanti
non so, perché è materia da indovini,

cosa succederà se non si vede
niente, non ci sono angeli né santi,

niente, è come l'acqua quando inclini
un recipiente, scorre finché cede
una parete, così tutto scorre
all'interno dei prossimi confini
dentro l'invaso, nella propria sede.

stiamo scorrendo: inutili zavorre
diventano le idee e l'ispirazione,
diventa asperità la nostra fede,

il nostro cuore oggetto da riporre,
scaduto, vecchio, come una questione
da rimandare al fine settimana
a fine mese o fine anno, e corre,
corre così la nostra corrosione.

è l'ego che trionfa, la sovrana
centralità di parte, obtorto collo,
Ia sensazione che non hai il timone.

non è pressappochismo, non è umana
rassegnazione, è semplice controllo

sabato 20 febbraio 2016

l'intento dominante concentrato

consegui un altro intento, qua così
l'intento concentrato dominante
senza renderti conto, in via indiretta,
ne inspiri già lo spirito strisciante 

lui chiaro, persistente, concentrato
tu di riflesso vago ed impreciso

e infatti anche se sai ogni cosa
tutto hai dimenticato qua così
vivendo una realtà farraginosa
 
ti accorgi a volte, ma ti scordi in fretta
lui no, non scorda niente, tu sei stato
disperso in varie ipotesi e diviso
 
lui è un nucleo di energia, una perfetta
concentrazione, tu una nebulosa
di un buco nero, e giri qua così,
gli giri intorno a vuoto senza posa
 
lui nero, senza volto, ben celato
tu opaco di riflesso, lui indiviso
ed ogni giorno ovunque lo si veda
lui va di bene meglio, che disdetta

lo posso fare anch'io, basta che creda
che posso starci qua, ma non così 

domenica 14 febbraio 2016

fantasia

L'immagine di un mondo nuovo e vero
voglio si imprima, come questa rima
dentro di me, la voglio dimostrare
 
per assurdo, convincendomi davvero
che qualsiasi altra prospettiva o stima
sia falsa e non corretta, e da evitare.
 
Voglio credere in me stesso, all'impossibile
che è tale solo usando quella dima
con cui riproduciamo pesi e tare.
 
Ma tutto in me è potenza del possibile
se si apre il mio reale potenziale.
Come un fiume finisce dentro il mare
aprendosi all'incommensurabile
 
così anche io, ho un portato spirituale
che sfocia altrove, oltre l'orizzonte.
E se giudicherò impraticabile
 
la mia politica convenzionale,
non adeguata a quello che ho di fronte 
inventerò una nuova strategia.
 
Come dimostra una banca  centrale
che inventa i soldi senza alcuna fonte 
non ci son limiti alla fantasia.

mercoledì 3 febbraio 2016

Il sapore della terra

Disse: siete il sapore della terra
ma se questo sapore si insciocchisse
in quale cosa si ritroverà?
 
Inabile, si getterà per terra
per farsi calpestare. Così disse
e tanti hanno pensato che in realtà
 
parlasse così, tanto per parlare.
Invece quella immagine predisse
lo stato attuale dell'umanità.
 
Siamo insciapiti infatti in questo mare
insulso di pensiero a buon mercato
impunemente calpestati, qua
così ridotti a terra da buttare.
 
Noi, sale dal sapore prelibato
ridotti a mendicare del sapore
a chi non sa di nulla e non appare.
 
Noi, sale della terra calpestato
da chi non riconosce il nostro onore
e ci usa come semplice terreno.
 
Noi, sapore oramai dimenticato
dentro un bicchiere opaco ed incolore
né mezzo vuoto, ahimè, né mezzo pieno

martedì 26 gennaio 2016

uno più uno

"Fa una differenza fondamentale nell'intera struttura scientifica se si concepisce il due come uno più uno o come la divisione dell'uno nel due"
Schwaller de Lubicz
 
ai numeri non ci facciamo caso
si somma e si sottrae, senza pensarci
la vita s'accapiglia su altri versi
 
questo risulta, e non mettiamo il naso
se quelle cifre stanno lì a inviarci
messaggi non univoci, diversi
a seconda di come li pensiamo
 
dunque pensiamoci a come pensarci
a quei trattini neri soli e persi
su un foglio bianco, se sono un richiamo
ad una divisione, ad un travaso
 
dall'unità indivisa a sé dispersi
oppure sono somme di "io amo"
unici casi a sè caso per caso  

giovedì 14 gennaio 2016

c'è tutto eppure qualcosa manca

c'è tutto eppure qualche cosa manca
manca la forza, il carico che tiene
ferma la volontà sull'oltre ancora

resta nella tua mano ferma e stanca
la voglia di civiltà che ci appartiene
l'intensità che c'era quando, allora

stavamo in comunione e su ciascuno
si ripartiva in pace il male e il bene,
la gioia del tramonto e dell'aurora

tutti eravamo tutti, ed io ciascuno
su tutti si stendeva come un manto
la melodia di un'elegia sonora
nella tranquillità di un pio digiuno

ora c'è tutto tranne il soave canto
che accompagnava i fremiti e il sentire
del mistico ricordo del raduno

delle persone degne e sagge, il santo
circolo di chi è rivolto al bene
e semina e raccoglie solo pace

ora che abbiamo tutto, un vile incanto
ci ha immesso sangue marcio nelle vene
e tutto parla, mentre il senso tace
 

sabato 9 gennaio 2016

quasi e pressapoco

Siamo pedine di un immenso gioco
che non giochiamo noi, ed è evidente
quanto l'assurdità che abbiamo intorno.
 
Cenere diventiamo a poco a poco
cenere e fumo inesorabilmente 
come legna da ardere nel forno.
 
Se solo ci accorgessimo che il suono
del vento non dimentica e non mente
ci potremmo ricordare di quel giorno.
 
Ma chi ci tiene qui, è troppo buono
per lasciarci giocare con il fuoco
e ci protegge, mettendo tutto attorno

al sacro penetrale, al sacro trono
una nebbia di quasi e pressapoco.

venerdì 8 gennaio 2016

soltanto il seme

soltanto il seme sa che cosa sorge
dalla sua somma saggezza, dal suo cuore
e sa aspettare calmo e senza fretta
la piccola piantina a primavera

chi vive dal di fuori non si accorge
della passione immensa, benedetta
che serve per far nascere un bel fiore

chi non lo sa da tutto per scontato
non vive il dramma ironico, non c'era
quando moriva il bene amato giorno

io vivo come un bocciolo che aspetta
di nascere, che cresce e che poi muore
sapendo di non essere mai nato
ma avendo avuto vita tutto intorno

venerdì 1 gennaio 2016

qualcuno pensa a me


qualcuno pensa a me, a tutto tondo
mi ascolta, mi partecipa, mi vuole
mi prende sempre in considerazione 

e poi decide tutto, anche per me
dicendo al posto delle mie parole
quello che io non dico e neanche so

parole incardinate nel profondo
parole che hanno un proprio perché  
e fa memoria della mia esigenza

e fa esperienza della mia ragione
ma nega la sostanza, e anche l'essenza 
di ciò che veramente voglio e spero

qualcuno pensa a me, ed io perciò
posso dormire sonni lieti, senza
pensare a ciò che veramente sono 

qualcuno pensa a me, non ho ragione
per contrastare questo status quo
ho in fondo tutto quello che mi appaga

perché, allora non sento sincero
quello che mi sta intorno, e il cuore vaga
cercando e ricercando tutto il giorno

quel senso, quello spirito, quel suono?