domenica 30 dicembre 2018

Stilla

Una parte del tutto sono io,
la parte sconosciuta.

Sopra i miei poveri resti rinasce
un fiore di rugiada benvenuta,
quanta fatica serve ad esser stilla
e puro luccichio!

Non è così che brilla
l'amore? Non è pura essenza muta,
lucente come un bimbo ancora in fasce?

Nel silenzio, nell'ombra, quel che è mio
si confonde con il puro sentire,
col fremito di un senso mentre nasce
nel vuoto della sera.

Riposa ogni remora tranquilla,
ogni vocabolo si fa preghiera,
musica ogni rumore.

Piano piano senti sorgere e fiorire
quella parola nuova che già c'era
e timido ti suggerisce il cuore:
"senza parlare, dilla!"

E senza nulla dire
effonde già la mia parte migliore.

domenica 23 dicembre 2018

L’annuncio

La notte già contagia i nostri cuori
come se niente fosse.

L'odore dell'autunno ci confonde 
sono lontani quei giorni migliori
di fragole mature e rose rosse,
si avverte quell'assenza.

Ma dentro, l'inaudito si nasconde
e annuncia timido la sua presenza
con un colpo di tosse.

E questa notte, mentre tutto tace
chi veglia sentirà, come i pastori
un sospiro che effonde
come un angelo che annuncia buone nuove:

"Non abbiate paura!
È nato il sacro nome che ci muove
e giace dove nutri la tua essenza!"

"Splendore e gloria pura
nei cieli al sole vero, e in terra pace
a chi quell'aura splendida commuove!"
grida l'esercito dell'innocenza.

Se il cuore ne è capace
la notte si fa sempre meno scura.

sabato 1 dicembre 2018

K2

Quando la vetta è solo solitudine
e sforzo maledetto,

destai la mia inquietudine 
portando il carico di un moribondo,
e lì restai, sicuro di morire
ma l'alba mi soccorse per dispetto.

Non dissi nulla, e nulla disse il mondo 
ma laceravano il cuore le spire
del male d'altitudine.

Cercai sollievo osando l'impossibile
arrampicandomi su ogni difetto
che mi impediva ancora di salire
ed essere chi sono.

E quando la mia ascesa toccò il fondo
piansi, chiesi perdono
e aiuto a chi ha ragioni tutte sue.

Gettai una corsa su, nell'invisibile
e mi buttai nel vuoto più profondo,
quei nodi ressero, mi tirai su, e
trovai la vetta in dono.

E chiuso nel suo inverno inaccessibile 
raggiunsi il K2.

martedì 1 maggio 2018

Come se non fossi

Coscienza di ogni cosa
che ascolti la preghiera dei dispersi
nel mare dei rifiuti e dei problemi 
di cui non so più i versi.

Tu vita, tu creazione, tu presenza
più intima dell'intimo, una rosa
sulla mia solitudine.

Sulle colline del senso mi persi
nei miei mille teoremi.

È come se non fossi,
come se il vuoto dentro fosse assenza
nelle giornate dense di festosa
e fredda indifferenza.

Perché se non c'è senso c'è inquietudine,
così si apprende il male.

È come se non fossi,
come se in ogni cosa, tu coscienza
non mettessi delicati semi.

Adesso vivo in un sole mortale
dove la vita sembra ingratitudine 
precipitata in un mondo banale,
come se non ci fossi.

lunedì 23 aprile 2018

Dove sono

I nostri giorni spesi,
le nostre vibrazioni, i nostri piani.

Come se il mondo fosse ciò che sogna,
come se il vero fosse il dio denaro,
il dio fatica, il dio certezza, tesi
a piangerci il domani.

Domani non si sente né bisogna,
né questo immenso sterco è il mio riparo,
né vita gli ozi obesi.

L'ebbra ragione vuole i suoi colori,
dipingere di vero l'incertezza,
guarda che casi strani,
vivere per morire di menzogna.

Contano i visi, contano i sapori,
conta più che il sapere, essere faro,
luce per chi cammina,

o nebbia per chi attende la salvezza
sull'albero dei cuori,
perché l'ombra del vero è vero amaro
e amara medicina.

Sono dove nasconde nella brina
l'essenza delle cose l'aspra brezza.

domenica 15 aprile 2018

Alba

Parla, l'immensità che vive al centro
la lingua dell'amore.

E fedeltà, ricchezza, gli ideali
che milito e cammino
restano una discarica incolore
se soltanto rumore sento dentro.

Ho occhi nel mio cuore,
come, se guardo bene, anche due ali
per giungere al distante che è vicino.

S'apre la porta del tempio, ed entro
nel luogo dove il mare tocca il cielo,
l'intimità del seno della terra
dove se scendi, sali.

Tutto è donato, nulla più mi manca
nulla mi opprime, nulla più mi afferra
tutto è sacro e divino.

Dietro il colore del vento che anelo
c'è una pagina bianca,
c'è una pace che contiene anche la guerra,
un sole dentro un fioco lumicino.

E l'alba si spalanca
quando irrompe la luce dietro al velo.

domenica 8 aprile 2018

Nubi e sole

Un eterno rincorrersi di nubi
dipinge il mio orizzonte.

Sorge per tutti il sole, ma a me piace
l'odore della pioggia la mattina:
quanto quel pianto rubi
gli lasci con le dita le tue impronte.

S'apre uno squarcio in cielo, e senti subito 
un piccolo frammento di una pace
a cui il mondo si inchina.

Basta volerlo e mettersi di fronte
le proprie debolezze da incapace
e dirsi apertamente
che meglio di così non scalda il sole.

Tutta la mia malata medicina
non serve che a creare malattia,
un medico e un paziente.

Voglio essere risposta genuina
che la pazienza ha un limite, e umilmente
parlare solo con le sue parole
seguendo la sua via.

Mi ispiri sempre il vento la poesia
soffiando dove vuole. 

Stetoscopio

L'arma da taglio che ho nella mia tasca
è il mio portafortuna.

Che sono pane e vino?
Cosa mi nutre, soprasostanziale,
sospinge in alto e muove sole e luna 
o un corpo, quando è immerso in una vasca?

Con il mio coltellino 
l'ombra del mio ricordo non fa male
quello che taglio aspetto che rinasca.

E l'userò come una mezzaluna
per fare il mio dolore fino fino
ridurlo in piccolissimi pezzetti
e digerirlo meglio.

Ora che vivo dentro l'estro sale
ed è come sgranchirsi gambe e braccia
nell'atto del risveglio.

Vivo e non sento più come minaccia
i miei pregi e difetti
e tutto sento, e per sentirmi meglio
uso uno stetoscopio personale.

Hai tutto ciò che serve, se l'accetti
per affrontare quello che si affaccia.

sabato 24 marzo 2018

Terremoto

D'una sola però
d'una soltanto, e non la più importante.

Senza tempo di vivono i discorsi,
senza parole, senza anestesie,
ti svegli e giri il mondo per un po' 
quando ti turba l'attimo, l'istante.

Una chiarezza scevra da rimorsi 
si insinua nelle vie
di quel mattino, avvolta in un "non so".

Ma d'una sola ci si può fidare
non quella che viene dalle mie
solite attese, solite sciagure,
ma l'altra, più distante.

Così, corsi e ricorsi
a miei soliti discorsi e paure,
prima di arrendermi allo stupore vuoto.

Nulla può mai frapporsi
fra l'energia del fuoco e il terremoto,
fra il vento e il polline nella pianura,
fra il fiume della vita ed il suo mare.

E avvolto nell'ignoto
c'è un fiore che si apre e poi scompare.

domenica 18 marzo 2018

Io sono innocente

Sui campi allegramente 
corre un bambino, il volto illuminato
dal sole, e ride, e guarda l'orizzonte.

Scorre fulgida vita
negli occhi aperti ai fiori, ed estasiato
sussurra piano: io sono innocente.

Del cuore, della fronte,
del mondo azzurro rimane cosciente
in me la sua presenza divertita.

Ma non il puro senso del volere
oggi, che l'alba è un petalo di rosa
sfiorita ed appassita
e resta fragile persino il fiato,

che il tempo è il mio datore di lavoro,
mi muovono il dovere ed il piacere
e ignoro le mie impronte,

che il tempo è la mia casa è la mia sposa,
che fare è il mestiere
e canto solo in coro.

Quel bimbo è la mia fonte
d'ispirazione pura, è il mio tesoro
tempio d'una realtà meravigliosa.

domenica 11 marzo 2018

Suoni di casa

La casa e le sue tante
voci, se ascolti narrano un cammino.

Lo strano scricchiolio dietro la porta
la goccia che tormenta il lavandino
il ticchettio incessante
dell'orologio appeso alla parete.

E sotto questa sorta
di musica, sussurra un comodino,
scoprendo intercapedini nascoste.

Celata dalle ante
dentro un armadio, una vecchia coperta
racconta la sua storia, come a un prete
si confessano merito e peccato.

Una stanza deserta
respira di paura, dove è assorta
l'imposta a canticchiare un motivetto.

Freme restando aperta
e cigola sui cardini la porta,
mentre riposa in pace nel cassetto
l'olio per ungerli dimenticato.

La casa e il suo dialetto,
l'intima verità di un dio incarnato.

sabato 3 marzo 2018

Croce e talento

Sul limitare, sulla soglia annuso
una tranquillità che non si affronta
prima che l'anima non sia ben pronta
a ridonarmi il senso del sentire.

Non è un sentire lacero e confuso 
ma un senso del sentire, quell'impronta
impressa sopra il cuore, che racconta
la verità non per sentito dire.

È il mio lavoro, è ciò che spesso accuso
d'essere il mio tormento quotidiano
ma se non mi apro a questo amore strano
non posso proseguire il mio seguire.

Croce e talento, tutto è lì racchiuso
come un fiore sul palmo della mano.

lunedì 26 febbraio 2018

Aspirazione

Attraversando il corpo una canzone
canta la mia stanchezza 

Si chiama stare nella sua proposta,
vivere un'emozione 
sulla lunghezza d'onda di una brezza,
senza occuparsi della propria idea.

Che sa sapere, che sa cosa crea, 
che è così intelligente, e lo fa apposta,
che è il niente che propone.

Io sono, vorrei essere un fuscello
portato dalla sua corrente a riva 
dove c'è pace e calma e tenerezza,
oltre la mia marea.

Che cerca, di un cercare col coltello,
che sembrando assecondante, 
che insiste senza sosta. 

Io vorrei esser quello,
l'idea, la carne, l'essere, l'amante,
l'umore, l'intenzione, la risposta, 
vita riempita di materia viva.

Godermi quest'istante 
come la terra di una pioggia estiva.

domenica 18 febbraio 2018

Ogni singolo fiato

L'immensità è un istante
dove non passa il tempo, il tempo sogna.

L'estro ci chiama a volte
a disegnare strade in un deserto
fuori dai devo, è regola, bisogna,
per diventare quello che si sente.

Mi scorre un fiume dentro, un mare aperto,
buon sangue non mente,
dove c'è vita, ce ne sono molte.

La fatica di vivere è vergogna,
dubbi le difficoltà,
tristezza, l'alba che piange l'aurora,
angosce, opportunità irrisolte.

Più poté il senza, che il metterne ancora,
più che la verità, il significato,
e muove più il possibile che il certo.

Ma sono, e questo basta al mio peccato,
respiro, e in un questo sono qui e ora
a barattare il certo con l'incerto
dentro un'identità.

Respiro, e la mia anima assapora
ogni singolo fiato.

giovedì 8 febbraio 2018

Non ne ho idea

 Nei modi e i tempi che consente il fato 
l'idea di me sparisce 

L'idea di me manca di fantasia,
di dubbi, di contrasti, sensazioni, 
un bene ereditato 
da quel male che non si percepisce.

L'idea di me nemmeno mi capisce,
di me comunica solo opinioni,
angoli di una trigonometria.

L'idea di me non sembra conseguente,
ma non di tempo, quanto tuttavia 
di possibilità,
di origine, di occhi, di tracciato.

L'idea di me è invidiosa 
l'invidia è di gran moda ultimamente
ma il verde non sono certo che mi doni.

L'idea di me si impone, 
mi perseguita cercando identità 
senza pace, perché se c'è un qualcosa,
più in là c'è un qualcos'altro certamente.

Le piace il varietà 
e recita le sue tragedie rosa.

domenica 4 febbraio 2018

Pensieri

Figli di cosmica razza da un mondo lontano
Forme d'idee corazzate da verbi e parole
Come turisti spedite in un luogo straniero
Sembrando giungere da una lontana radura
Su immense ali portate, su candide vele
Ebbero facile accesso all'intimo orecchio
Come se usassero un naturale diritto
D'alto e autorevole ingresso alle porte dell'anima 


Sāvitrī, book 7, Canto 4

Children of cosmic Nature from a far world,
Idea's shapes in complete armour of words 
Posted like travellers in an alien space.
Out of some far expanse they seemed to come
As if carried on vast wings like large white sails,
And with easy access reached the inner ear
As though they used a natural privileged right
To the high royal entries of the soul.
As yet their path lay deep-concealed in light.


giovedì 1 febbraio 2018

Tentoni

Perso nel mare di una distrazione
vivo nel pressapoco.
 
Sotto la calma di una vita intenta
cova il vulcano dell'agitazione.
Vivere non è poco:
quando ti scopri, scopri. È il divenire.
 
Pigro, mi dicono, quando non gioco,
c'è sempre solo un modo per riuscire:
prove ed errori, tenta e poi ritenta.
 
Così, se si prospetta un'emozione
quel che non sai, inventa:
l'esitazione è pratica fatale,
la ragione, sintassi insufficiente.
 
Si impara a simpatia, non c'è che dire,
che fare, che sapere a pensar male,
e chi ci pensa deve ripensarci.
 
In un riflesso astrale
colore che non arde non si sente,
e se non c'è risposta non vuol dire
che non ci siano domande da farci.
 
Si vive veramente
se nella vita sai davvero starci.

domenica 28 gennaio 2018

Come una danza


Come si danza, in dinamica e mistica danza
Una pretessa dalle estasi immacolate
Tesa e ispirata da arcate del Vero sincere
Vaga nell'oracolare caverna di dei
Cuore di puro silenzio in mani di gioia
Casa di prosperi battiti a tempo creativi
Corpo che come parabola vera d'aurora
Parve un'edicola d'una velata deità, o
Porta del tempio dorato alle cose dell'oltre

Versione originale:

As in a mystic and dynamic dance
A priestess of immaculate ecstasies
Inspired and ruled from Truth's revealing vault
Moves in some prophet cavern of the Gods,
A heart of silence in the hands of joy
Inhabited with rich creative beats
A body like a parable of dawn
That seemed a niche for veiled divinity
Or golden temple door to things beyond.
(Sāvitrī, Parte Prima, Libro I, Canto II)

giovedì 25 gennaio 2018

Nero

Coglie il senso il sentore a sensazione
dove ti vedi nero.
 
Oggi il narrare è inquietudine pura
oggi è l'oggi che l'oggi propone,
ma in una notte dove l'aria è densa,
chi chiama, se non l'anima davvero?
 
Perso nei luoghi che nessuno pensa
chi chiama, chi assicura,
chi ascolta, chi soffre, chi è straniero?
 
È l'aria che respiro, l'emozione
inquinata di rabbia e di paura,
mi fa arrivare a riva
e non essere da nessuna parte.
 
Brillano occhi neri di fiamma oscura,
materia alernativa,
dicono il nero mi doni, è discreto.
 
Pensicchio, dunque sono solo in parte
la parte più cattiva
come la luna, che ha un lato segreto
fatto di fango, miele e segatura.
 
E' lo stato dell'arte:
su questi campi si respira aceto

domenica 21 gennaio 2018

Ideali

Guardalo questo sfuggire di forme con fiocchi e fiocchetti 
Abiti d'aria di divinità che non vivono un corpo
Un estasiarsi per cose che mai posson prendere vita,
Alla speranza un bel coro immortale speranza scandisce
Nube soddisfa una nuvola, spettro a insaziabile spettro
Soave s'appoggia, si ingaggia soave o soave è inseguito
E questo è il materiale da cui l'ideale si forma
È il pensiero il suo fabbro, le voglie del cuore la base
Nulla di vero risponde però alla loro chiamata,
Che l'ideale non abita in cielo, ma in terra nemmeno
Lucido e folle delirio d'umana speranza ed ardore
Sbronza di vino creato e prodotto da sue fantasie
È il trasognante tracciato di un ombra, un ombra brillante.
La tua visione fallace s'inventa l'azzurro dei cieli,
La tua visione fallace disegna anche l'arcobaleno;
Il tuo appetito mortale un'anima ti ha fabbricato.
L'angelo che hai nel tuo corpo, quest'angelo che chiami amore 
Che dalle tinte di quello che provi si forma le ali,
Fu partorito in un vecchio fermento che hai nel tuo corpo
E con il corpo che fu la sua casa bisogna che muoia.

Versione originale:
Behold this fleeing of light-tasselled shapes,
Aerial raiment of unbodied gods;
A rapture of things that never can be born
Hope chants to hope a bright immortal choir;
Cloud satisfies cloud, phantom to longing phantom
Leans sweetly, sweetly is clasped or sweetly chased.
This is the stuff from which the ideal is formed:
Its builder is thought, its base the heart's desire,
But nothing real answers to their call.
The ideal dwells not in heaven, nor on the earth,
A bright delirium of man's ardour of hope
Drunk with the wine of its own fantasy.
It is a brilliant shadow's dreamy trail. 
Thy vision's error builds the azure skies, 
Thy vision's error drew the rainbow's arch; 
Thy mortal longing made for thee a soul. 
This angel in thy body thou callst love, Non 
Who shapes his wings from thy emotion's hues, 
In a ferment of thy body has been born 
And with the body that housed it it must die.
 
 (Savitri, Book X, Canto II, Sri Aurobindo).

domenica 14 gennaio 2018

Luccichio

Qui, altresì, la visione e il profetico pio luccichio
D'estro e miracoli accesero semplici forme insensate
Quindi l'afflato divino si spense, sfumò, si ritrasse,
Come di troppo, eclissandosi dalla portata d'umano
Nella sua traccia un anelito sacro rimase indugiando
Venerazione e ricordo di una presenza e un potere
Troppo perfetti per essere chiusi in un cuore mortale
Segno e prescienza di un parto stupendo a venire
 
(Savitri, Canto 1, 148-155, Sri Aurobindo).


Versione originale:
Here too the vision and prophetic gleam
Lit into miracles common meaningless shapes;
Then the divine afflatus, spent, withdrew,
Unwanted, fading from the mortal's range.
 
A sacred yearning lingered in its trace,
The worship of a Presence and a Power
Too perfect to be held by death-bound hearts
The prescience of a marvellous birth to come.

mercoledì 10 gennaio 2018

Balbettii

Meravigliosa indeterminatezza
fragile sogno di salubre vita.
 
Sul dorso una carezza
si prende il sacro tempo della spesa,
di lunghe chiacchere col Dio Amato,
divisi in due metà da una ferita.
 
Rimango senza fiato
godendomi la brezza
che effonde dove il sole non fa presa.
 
Dov'è la via smarrita,
il pallino del gioco,
dov'è quell'angolo incontaminato
dove riposa la mia intimità?
 
Presso la fiamma accesa
la mia cera si sfalda e prende fuoco:
la chimica del fisico non mente.
 
E la mia identità
si stacca pezzo a pezzo se si sente
il suono dell'attesa,
parlare il vuoto, il nulla che balbetta.
 
Il sole sorge già,
l'aurora si fa giorno a poco a poco.
 

domenica 7 gennaio 2018

Risveglio

Qui dove nostra ignoranza in penombra circonda gli abissi

Sul penetrale silente del globo ambiguo terrestre,

Qui dove non si conosce nemmeno il prossimo passo

E verità ha il proprio trono su ombrosi risvolti di dubbio,

Su questo campo di giogo e fatica angoscioso e precario 

Sparso al di sotto di qualche profondo ed equanime sguardo,

Che imparzialmente partecipa a gioia e dolori che abbiamo,

Qui il nostro suolo prostrato recava il radioso risveglio

 (Savitri, 140-147, Sri Aurobindo). 

Originale

Here where our half-lit ignorance skirts the gulfs
On the dumb bosom of the ambiguous earth,
Here where one knows not even the step in front
And Truth has her throne on the shadowy back of doubt,
On this anguished and precarious field of toil
Outspread beneath some large indifferent gaze,
Impartial witness of our joy and bale,
Our prostrate soil bore the awakening ray.