Sei il tempo che ha atteso il tuo dire
di giorno e di notte fremendo
è stato tremendo,
dovendosi a lui riferire
lo chiamo diniego
e fonte di nero sussiego
e pio desiderio.
Ma infine l’attesa si sciolse,
e il fare rivolse,
lo sguardo laddove ho formate
le fila di queste fiammate
diventando serio.
E’ solo poesia?
E’ dramma, è glossolalia?
Son rime baciate dall'estro
di questo maldestro
e rude operaio che sono.
Perdono se non so parlare
e capir l'italiano, perdono!
Io son solo nuvola, mare,
e non spiegazione del sogno.
Di voci non ho più bisogno
cercando parole
mi sembra un volta di più
che pure lassù
non mi ama nessuno, se vuole.
Eppure ciascun deve fare
la strada per proprio suo conto,
Eppure, e non si sa come,
ciascuno dimentica il nome,
del posto dov'era diretto.
Ciascuno, ed io non difetto
di oblio, e non ero pronto.
Infatti vagavo,
la vita scherzavo,
dicevo facezie, ma adesso
del mondo non rido più spesso
che il riso soltanto agli stolti,
e invero son molti,
prolifera e abbonda.
Aspetto, ed è notte fonda
Aspetto, ma non certo invano
infatti affiorando io frano.
S’illumina questa oscuranza,
è come una danza,
il sommo pensiero chiarisce
le cose con ferme parole
del vano è falò
l'arcano finisce:
la mano nascosta non può
rischiare la luce del sole.