la rete ora è chiamata libertà,
dove scappa il sottile e resta il grosso.
E se il grosso asseconda questo abbraccio
un'altra brezza spira un po' più in là,
nelle montagne dell'assurdità
dove il lavoro è nero, bianco e rosso.
Lassù si scende dentro ad un crepaccio
dove c'è quanto da rettificare
per ritrovare il quanto elementare, l'oscura luce che mi porto addosso.
Quando chi sono è dentro ciò che faccio
infatti è facile moltiplicare
l'unicità in molteplici "io posso".
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