E ancora soffia il vento
pieno di crucci e dubbi e crocevia
di tutto quel vissuto
che mescola ragione e sentimento.
E tutto quello che si e' conosciuto
come una grande onda porta via.
E dentro questo flusso noi viviamo,
è questo il nostro lusso*
rivivere il richiamo
di vite che han vissuto vanamente
che vibran come fossero una sola,
pezzetti di vissuto redivivi
che ci si attaccano come adesivi
detto in una parola:
interpersonalmente.
Ci rimettiamo tutti a questa mente
che ci ha creato con la sua parola.
Creati come drone e non per sbaglio
e, come il drone cerca il suo bersaglio,
così il pensiero vola,
imperscrutabilmente
*La parola "lusso" contiene la forza icastica del dissidio tra ciò che
si mantiene in eterno e ciò che si consuma. Se il lusso è l'esatto
opposto della moda, è tuttavia – come la moda – fondato su ciò di cui
non c'è "materialmente" bisogno, e ancora più oltre, è fondato sullo
spreco, sull'eccesso, su un surplus infinito che evoca la distruzione,
ossia tutto il contrario dell'eternità. Ora, questa distruzione,
questo potenziale infinito potlàc - che un tempo apparteneva alla
sfera del potere ed era anzi un segno esplicito dell'esercizio e della
disciplina del comando – oggi è incluso quasi "naturalmente" (cioè
"miticamente", come direbbe Barthes) in ogni cosa: è il valore
aggiunto della merce - di ordine eminentemente comunicativo -
assegnato al marketing; è la quantità di dati accatastati
nell'universo della rete; è la memoria totale circolante nel nostro
"hard-globo" (come un hard-disk costantemente esposto alla evanescenza
del "soft-world"); è un'assicurazione sulla vita che rende il nostro
stesso corpo moneta vivente
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