nell'infinito assurdo che mi assedia
la mia dimora sarà la mia sedia
il mio sentiero un gesto delle dita.
Se aldilà delle stelle luminose scorgerò il buio della mia tragedia l'oggi, che da domani si rimedia diventerà presenza nella vita.
Se sul livore osserverò le rose sbocciare primavera, se vedrò
le primule di maggio dentro un "no" l'immenso diverrà cosa finita.
E resto a riposare per un po'
dove la terra tocca il cielo, ardita.
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