Dove l'istinto segna i propri passi
così da farsi artefice del verso
regna la fedeltà alla propria prassi.
Si inseguono la rima e l'assonanza
lasciando dietro sé soltanto ammassi
di lettere e vocaboli in penombra.
Bastano poche ipotesi, l'inverso
di una parola, una trascuranza,
per farsi strada in una mente sgombra,
ed infilare poi nella sintassi
frasi di nessunissima importanza
sgusciando tra il perverso e il controverso,
per dichiarare infine: "sono un'ombra,
non mi seguite, anch'io mi sono perso".
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