il nulla, il poco, il minimo, l'assente
la porta che non porta dove importa
l'ombra del sole freddo assunta addosso
l'odio cucito sulla propria pelle
balugine di verità che assorta
sa di foschia palpabile e di notte
il poco, il molto poco, il quasi niente
la doccia di banalità di stelle
pretendere che in fondo in fondo è amore
quel tiepidume che ridotto all'osso
assume forma tipica, l'odore
di familiarità stantia, di oblio
di tiritera inutile e corrotte
lacrime senza sale nè sudore
secche come in autunno se sei foglia
l'ombra che fonde insieme il nero e il rosso
che stritola coscienze sorde e rotte
l'intimità violata del chi sono
del penetrale sacro detto io
invaso dai marosi del frastuono.
tutto si perde dentro il tramestio
di molta distrazione e poca voglia
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