martedì 31 luglio 2012

dicosopensosono

dico, e non dico se so
so, e non so poi penso
penso, e non penso che sono
sono, ma non son quello che dico
dico, e non dico se so
so, e non so poi penso
penso, e non penso che sono
sono, ma non son quello che dico
dico, e non dico se so
so, e non so poi penso
penso, e non penso che sono
sono, ma non son quello che dico
dico, e non dico se so
so, e non so poi penso
penso, e non penso che sono
sono, ma non son quello che dico
dico, e non dico se so
so, e non so poi penso
penso, e non penso che sono
sono, ma non son quello che dico
....

lunedì 30 luglio 2012

Sapere

"Per tratto sapiente
del Dio che ci ha fatto,
il mondo presente,
che tutto ha saputo,
quel Dio non ha mai conosciuto".

Sapere, per lasciarsi andare, che è facile allora raggiunger la meta,
concreta e felice diventa la vita.

Saremo sereni, che più non avremo i problemi di tutti i giorni. I
contorni non sono più chiari, e ci rituffiamo nell'uno.

Ciascuno rilasci la propria zavorra,e sotterri per terra l'ascia di guerra.

Ciascuno disponga del proprio orticello e poi sul più bello si faccia da parte.

Ciascuno sovrano ed unito alla fonte del bene, sprofondi sul proprio
divano con tutta la polvere che il tempo accumula sotto.

Non ci giudichiamo, non ora, che a fasciarci la testa si fa sempre in tempo.

Adesso si aspetti l'evento, e noi che siamo i sapienti del mondo
avremo il respiro già pronto.

E chi resta? A cosa si presta? E siamo ben messi? Cosa chiediamo a noi stessi?

"Per tratto sapiente
del Dio che ci ha fatto,
il mondo presente,
che tutto ha saputo,
quel Dio non ha mai conosciuto".

venerdì 27 luglio 2012

L'incanto

L'incanto è palese, ma tanto ci piace, ci piace pensare che va tutto bene.

L'incanto è palese, ma noi le sorprese le amiamo.

L'incanto non rende nemmeno pariglia l'incanto ci piglia.

L'incanto se non esistesse dovremmo inventarlo.

L'incanto, siamo noi però a farlo, e più ci incantiamo più stiamo tranquilli.

L'incanto non finirà mai.

Ma adesso svegliamoci oppure saremo i birilli del prossimo strike.

giovedì 26 luglio 2012

La fascia

La nave ci porta lì dove il coraggio non osa.
Riposa, bel capitano, riposa!
Se tanto ci resta, allora la festa cominci! E’ tale la rotta da non
prevedere virate.
Seguite, bei passeggeri, seguite!
Di fronte la meta, e dietro la scia, e via, con quell’ottimismo di
sempre che ci fa vedere il bicchiere già pieno.
Sereno, bel capitano, sereno!
E quei mal di pancia, sarà mal di mare, che fare? Be, non ti
crucciare, a tutto c’è sempre un rimedio, per ora c’è questa
pastiglia.
Che meraviglia, bei passeggeri, che meraviglia!
Di fronte la meta, e dietro il destino perverso, davanti la gloria e
l’onore, e che dire di tutto l’affare? Che scotta, ma noi, con le mani
d’amianto, non ce ne accorgiamo.
Ci siamo, bel capitano, ci siamo?
Qui non si scherza, qui non ci si annoia, seguite, e restate in
silenzio! Adesso la rotta è cambiata, non ve ne accorgete? Eppure,
sapete! Avete portato la fascia per farvi curare, che qui senza cura
nessuno vi lascia.
La fascia, bei passeggeri la fascia!
La fascia, bel capitano, la fascia!

mercoledì 25 luglio 2012

Convincimenti

Faro' la mia parte ma adesso è lo stesso resto in disparte?
Chi parte? Chi siete? Volete che venga anche io?
Ma e' lo stesso se resto?
Del resto io qui sono stato per poco, non gioco a ridurmi lo spazio,
son sazio e per me sono a posto così.
Lo so dovrei dirvi di si ma davvero non ho una salda opinione su
questo, che dite se resto, magari vi faccio la guardia a quel che
lasciate?
Che dite? Non lasciate niente? Vabbe, è deprimente!
Lo so che pensate, che sono codardo, ma no, non lo sono, vi chiedo
perdono ma adesso lasciatemi stare.
E' così se vi pare. Sarei un po' restio. Volere davvero che venga anche io?

Davvero, ci tengo.

OK allora vengo.

martedì 24 luglio 2012

Ottime intenzioni

Mostri d'acqua dolce e dolce casa mia.

Che malinconia, ero lì ragazzi, che belle serate, che sapienti lazzi!

Seratine estive, con le magliette corte e le ideucce morte e le
intenzioni a zero.

A zero veramente, son ottime intenzioni, ottimi spuntini, manicaretti
estivi appunto, e per fare un sunto, siamo punto e accapo.

Birra, spritz e vodka, serate all'albicocca, e discussioni vane come
vane son le rane che bollono nell'acqua mentre tutto marcisce.

E si capisce, è chiaro, ma io in fondo credo anch'io che il credo
c'entri poco. In fondo è solo un gioco quello a cui giochiamo, e
quello che speriamo è che il mondo, tutto rotto, si aggiusti
prontamente e senza fare niente.

Vabbè basta pensare, adesso voglio il mare!

lunedì 23 luglio 2012

Il grande disegno

Più in fretta adesso dobbiamo risorgere che chi ci richiama al dovere
sarà quella molla che scatta ma non è di noi che si nutre ma solo di
croce.

Adesso si può, si riprende il cammino e piano pianino si va dove era
posto quel segno che ci richiamava. Quel segno era infatti un trattino
del grande disegno che c'è. E unendo i trattini ecco che appare. Che
cosa? Non osa di lei far sapere ogni cosa. Ci basti sapere che esiste.
La vita alle volte ci bussa, ma di rado insiste.

e di nuovo

E di nuovo ci si ferma.
Non è la vita a chiedercelo. E' l'aria.
Si incontra e si prende, ci soffia nel naso.
Ci insegue. E' la via.
E' di nuovo nostra. La viviamo, la respiriamo, l'amiamo.
E, guardando in basso, vediamo la strada che abbiamo fatto e abbiamo timore.
Non adesso, non subito, non così!
E di nuovo si parte. E' l'arte.

sistemato

Ecco, l'acqua che scorre mi dice
che nel mondo non sono felice
che ancora non è tutto mio
per la vita risponde il desio.

Ho pensato e pensato ma adesso?
Sono un altro o sempre lo stesso?
Chi comanda ora in casa mia?
L'io d'un tempo o un altra follia?

Si, per me può bastare così
sono molte le strade fin qui
sono molti i sassetti sul fiume
ed è accesa la fiamma del lume.

Presto o tardi l'avventura finisce
per fortuna c'è chi lo capisce
e perciò si dovrà ringraziare
il destino che tempra e fa male.

Sempiterno vagare nel mondo
dalla terra tu arrivi giù in fondo
e una volta che in fondo sei stato
sulla terra verrai sistemato.

la via

Sogno finalmente una vita pia

Ecco l'altra vita, che porta alla luce.
Ecco quì la strada che al sogno conduce.
Infine ecco quì il sogno, conduce alla follia.

E' questa follia che vuole il mondo intero:

La follia di un posto senza re o cornici.
La follia di un dono, che si dà agli amici
Infine è folle l'estro, che poi rimane vero.

Sono mille voci di chi spera e grida:

E' arrivata sera! Voglio una preghiera!
E' arrivata sera! C'è modo e maniera!
Infine sera giunse, e cominciò la vita!

Sono mille voci, dicono così:

Ecco sono stato, ecco sono stanco.
Ecco sono nero, ecco sono bianco.
Infine sono adesso, infine sono quì.


E chi sono ora, certo non lo so.

Non lo sa la ressa che rimane dentro
non lo sa la calma che mi ispira al centro
non lo sa nemmeno l'anima che ho.

Estroriflesso

Estroriflesso e genuflesso mi chiedo: chi sono?

L'opera è palese adesso e appresso si porta la faglia di un terremoto di paglia.

Oggi io so, e so bene, ma mi conviene l'oblio che tutto si tiene ancora.

Ma funziona? No, funzionava allora ma sopra suonava la grancassa della massa.

Rubo ancora un minuto: sono tradito dal rifiuto.

Ed è un rifiutare saggio, che di vantaggio non ne vedo.

E quel che vedo è un miraggio, o forse solo un assaggio del prossimo passaggio.

Stato

Ecco chi sceglie, ecco chi compra, ecco chi consiglia.
Ecco chi da lontano ci vede a meraviglia, ecco chi si piglia tutto
senza nessuna pariglia.
Ecco chi spariglia, ecco chi guadagna ecco ci somministra la pastiglia.
Ecco chi si attorciglia attorno ai nosti parapiglia.
Ecco a chi assomiglia. Alla nostra voglia. Ci abbaglia. E veglia sulla
nostra soglia.

Ecco chi ci ha. E tutto artato. E' stato.

Ricordi

Ricordi ricordi ricordi ispirati a ricordi e sepolti nei molti
impossibili vani di indiscusse credenze. Potenze e dominazioni e
milioni di esseri schiavi e vivi con riflessi annebbiati, circuìti,
inebriati, stolidi, matti, fatati, fatti fessi e incantati davanti
alla teleriproposizione.

E altre persone piu' attente ma senza credenze, penose per quanto
discrete e senza pretese, che schiave del fato, ignave (ma per niente
ignare di come girava qui il fumo) vendevano robe inadatte alla vita:
sorgenti inquinate di pseudo acqua viva, profumi invadenti, dolciumi
intrugliati di umore di sogno.

Sognavo.

Adesso... non so se era sogno e sono perplesso.

Sonetto

E dopo avere camminato tanto
le strade inospitali della terra
mi hanno portato all'ultimo mio canto
che infine mi si sciolse la favella

non solo la favella, ma anche il tatto
mi disse che era giunto il mio momento
che avrei virato in alto, tutto intatto
lasciandomi alle spalle il mio tormento

ma la vicenda umana è strana forte
è sabbia che non riesce a stare in mano
è pioggia che ricade sulla sabbia,

in fondo noi non siamo nati invano:
l'amore riesce a vincere la morte
e noi possiamo rompere la gabbia!

Lo spartito

Un ricordo resta, la festa impazza, la piazza vuole giochi.
E i pochi che giocare sanno, fan l'arbitraggio, che è saggio non
giudicare, se non si vuol star fermi, e gli arbitri son germi inermi
davanti alle masse ignare.

Ma se li guardi giocare diventi come loro.

Una voce, una vocina esce dal coro:

Io sono, io so, io sento!

Ma il vento spazza anche quella voce.
Rimane l'ombra di quel suono. Era un uomo.
E' diventato luce.

Dov'è finito? Era lì, è sparito?

Non è sparito, è spartito.

Nervi, fame acuta e lacrime.

La lama sottile dilaga, e resta sulla terra e vaga, coi suoi figli e i suoi servi.

Sono nervi fame acuta e lacrime che richiamano il sortilegio antico.

Un rito, quasi ineffabile di vita. Misera. E miserabile.

Di cui però sei responsabile.

Abile e arruolato col ruolo di navigato costruttore.

Sono ore che diventano giornate. E giornate che diventano una vita.

Ripetita.

Affiorando frano

Mi affido a te, messaggio.

Un tempo era il saggio che diceva di giorno ai demoni di girare al largo ora il letargo che falsa la visione prende tutti, e il diniego da' i suoi frutti avvelenati.

Dalle fontane delle vita siamo nati, e tornarci dobbiamo finalmente, ma la mente, che domanda e divora, s'infiamma e colora la via di vividi e ardenti tormenti.

Da dove formano le fila queste false fiammate? Da dove vengono queste astuzie colorate?

Sono rime baciate, dall'estro di questo maldestro operaio che sono, perdono se non so parlare italiano, perdono!

Io sono la spiegazione del sogno: di voi non ho più bisogno
e mi sembra una volta di più che   lassù non mi ama nessuno.

Quella voce io sento, è il mio tormento: ognuno e ciascuno per proprio suo conto!

Dimentico però che ero pronto dicevo facezie del tipo "non rido che il riso soltanto agli stolti abbonda"!

La notte e' ancora fonda e ho aspettato invano, infatti affiorando frano, e rischiare la luce del sole non posso.

Il mare è grosso sono in viaggio.

Mi affido a te, messaggio.