martedì 30 aprile 2013

Tutto mi è lecito

Anche se tutto mi è lecito,
tutto non è conveniente
Anche se tutto mi è lecito
non sarò schiavo di niente

Il cibo è per lo stomaco,
questo è per esserne pieno,

ma li han creati peribili,
di tutt'e due farò a meno.

Il corpo non è per svenderlo
ma è per l'essere santo,
e anche quest'essere logico,
è per il corpo. Pertanto,

come col corpo l'altissimo
resuscitò quell'essenza,
resusciterà noi medesimi,
proprio con quella potenza.

1 Corinzi 6,12-14

παντα μοι εξεστιν αλλ ου παντα συμφερει παντα μοι
εξεστιν αλλ ουκ εγω εξουσιασθησομαι υπο τινος τα
βρωματα τη κοιλια και η κοιλια τοις βρωμασιν ο δε
θεος και ταυτην και ταυτα καταργησει το δε σωμα ου
τη πορνεια αλλα τω κυριω και ο κυριος τω σωματι ο
δε θεος και τον κυριον ηγειρεν και ημας εξεγερει
δια της δυναμεως αυτου

lunedì 29 aprile 2013

Inganno ed opportunità

L'asse sul quale cammini ha due parti
e sono inganno ed opportunità
e tra quei due tu dovrai districarti
tra la menzogna e la vera realtà.

Ecco che vedi qualcosa abbagliarti,
vedi qualcosa, ma cosa sarà?
E' un buon indizio, però puoi sbagliarti,
solo vivendo l'umano vedrà.

Mentre cammino per questo sentiero
quello che ieri era inganno ora è luce
quello che ieri era falso ora è vero
tutto dovrò soppesare, e produce
una visione che sdoppia il pensiero
ma dal pensiero alla via riconduce.

domenica 28 aprile 2013

Giustizia

Chi si sogna, se con uno
ha qualcosa da spartire
giudicare giusto adire
la giustizia degli ingiusti?
Non è meglio, più opportuno
(anche se i gusti son gusti)
farsi giudicar dai santi?
Non sapete, o ignoranti
che giudicheranno il mondo?
E se voi santi sarete
pure voi giudicherete
e un pochino in fondo in fondo
il giudizio vi compete!
E sapete, o non sapete
che dovremo giudicare
le creature ultraterrene?
Tanto più su queste pene
della misera esistenza!
Se però avete tare,
siete proprio scriteriati
assumete disgraziati
della vostra appartenenza!

1 Corinzi 6,1-4

τολμα τις υμων πραγμα εχων προς τον ετερον κρινεσθαι επι των αδικων και ουχι επι των αγιων η⁠ ουκ οιδατε οτι οι αγιοι τον κοσμον κρινουσιν και ει εν υμιν κρινεται ο κοσμος αναξιοι εστε κριτηριων ελαχιστων ουκ οιδατε οτι αγγελους κρινουμεν  μητι γε βιωτικα βιωτικα μεν ουν κριτηρια εαν εχητε τους εξουθενημενους εν τη εκκλησια τουτους καθιζετε

giovedì 25 aprile 2013

Riflessi

Vi scrissi le istruzioni chiaro e tondo
di non mischiarvi coi prostituiti
ma non con chi lo fa, e sta nel mondo,
gli ingordi ed i rapaci, o i gli asserviti
perché per non mischiarvi poi non sia
che dal mondo dobbiate andare via.

Invece, ciò che ho ho scritto è non mischiarsi,
se qualcuno fratello è sedicente,
con chi al libertinaggio voglia darsi
o con l'ingordo, o con chi adora il niente
con lo sguaiato, lo sbronzo o col rapace
e non mangiar con questi è buona pace.

E infatti per me questi, che son fuori,
li posso giudicare? E che ne so?
Voi giudicate tutti quei signori
se sono dentro a ognun di voi, però.
Quelli di fuori infatti, e ben si sa
Chi li ha creati li giudicherà.

Mandate via, di fuori da voi stessi,
il loro malvagissimi riflessi.

1 Corinzi 5,9-13
εγραψα υμιν εν τη επιστολη μη συναναμιγνυσθαι πορνοις  ου παντως τοις πορνοις του κοσμου τουτου η τοις πλεονεκταις και  αρπαξιν η ειδωλολατραις επει ωφειλετε  αρα εκ του κοσμου εξελθειν νυν δε εγραψα υμιν μη συναναμιγνυσθαι εαν τις αδελφος ονομαζομενος η πορνος η πλεονεκτης η ειδωλολατρης η λοιδορος η μεθυσος η αρπαξ τω τοιουτω μηδε συνεσθιειν
τι γαρ μοι  τους εξω κρινειν ουχι τους εσω υμεις κρινετε τους δε εξω ο θεος κρινει εξαρατε τον πονηρον εξ υμων αυτων

martedì 23 aprile 2013

Prono

Resto io solo, a domandarmi invano
che cosa ne rimane del mio dono
che cosa resta di quel che di sano
nella mia vita ho fatto, e ci ragiono.

Mi scorrono davanti, e vanno piano
le timide memorie di chi sono
memorie di una vita sul divano,
di vecchie debolezze. E sono prono.

Mutevoli rimangono i pensieri
disincantati sui percorsi ostili
si aggregano e disgregano, i sentieri,

i dogmi, le tematiche, gli stili,
le dotte stupidaggini di ieri,
le amabili abitudini infantili.

lunedì 22 aprile 2013

La rotta del dubbio

E mi trovo anche oggi
sulla rotta del dubbio
è interrotta la strada,
non mi muovo, sto fermo.

E di nuovo mi muove
questa lotta infinita
e più scotta la fiamma
dentro il rovo, più brucio.

Cosa indago nel mondo?
cosa dico, che faccio?
io che c'entro, chi sono?

Da quel vago sentore
un antico dolore
entra dentro. E' l'amore.

sabato 20 aprile 2013

Cosa ti rende diverso?

Cosa ti rende diverso da tutti?
E quali frutti hai, che non hai colto?
E se hai raccolto, allora, che fare?
Che puoi vantare, che non hai raccolto?
Avete molto, siete già satolli
e siete molli, sul trono già state
e già regnate, magari sovrani
dei regni umani già foste, magari!
Così noi pari, con voi regneremmo
e poi potremmo il mondo sorprendere!
Ma cosa rende re, in te, in me, in noi, in tutti?

1 Corinzi 4, 7-8

τις γαρ σε διακρινει τι δε εχεις ο ουκ ελαβες ει δε και ελαβες τι καυχασαι ως μη λαβων ηδη κεκορεσμενοι εστε ηδη επλουτησατε χωρις ημων εβασιλευσατε και οφε, γε εβασιλευσατε ινα και ημεις υμιν συμβασιλευσωμεν 

giovedì 18 aprile 2013

Le cose impersonate

Ho impersonato tutte queste cose
e le ripose, come Apollo, il sé,
ed è perché da noi voi le impariate
che se tracciate su di un foglio scritto
nasce il diritto per teste gonfiate
di far sparate contro altri ancora.
Ecco, finora è questo che ho imparato
e ho impersonato tutte queste cose.

1 Corinzi 4,6 ταυτα δε αδελφοι μετεσχηματισα εις εμαυτον και απολλων δι υμας ινα εν ημιν μαθητε το μη υπερ α γεγραπται ινα μη εις υπερ του ενος φυσιουσθε κατα του ετερου

mercoledì 17 aprile 2013

Il muro

I controllori non chiedono tanto
solo che il canto diventi intonato
con il dettato, per essere un coro.
Solo da loro sarà garantito
quello spartito che devi seguire
E non uscire dal solco fissato
sarai adeguato, verrà naturale
esser banale e allora anche te,
avrai un perchè, e saprai alimentare
l'ombra del fare, sarai quel mattone
continuazione del muro che opprime
che vuole rime di tutti i colori.
I controllori non chiedono tanto.

martedì 16 aprile 2013

Rido

Rido pensando al tempo passato
l'estro ho trovato guardando là in cima
facevo prima di corsa, cammino
c'è un lumicino che vedo lontano
c'è un tipo strano che incontro per via
non è che sia così strano, è che ride
ride, lui ride e intanto sta andando
rido, pensando al tempo passato.

lunedì 15 aprile 2013

Sassi

Cerco e trovo solo sassi
scendono già, sulle colline brulle
rotolano adesso
cercando me stesso
ambendo onori, ma senza progresso.

Cerco e sono solo ammassi
di cose informi, le tare fasulle,
cose complicate
che ho dimenticate
ricordo solo frasi appiccicate.

Cerco e appaiono sintassi
disordinate e con pretese nulle,
non si vede niente
le memorie spente
inveterate di un uomo incosciente.

giovedì 11 aprile 2013

Emergo dal letargo

Il sole sorge
l'anima emerge
dentro mi urge
mentre si sparge

e in me si alberga
mentre si allarga
e intanto spurga
l'io che s'ingorga.

Sono il demiurgo,
non me ne accorgo,
ma dal letargo
adesso emergo.

mercoledì 10 aprile 2013

Respiro

Niente di quello che sento è per ora
vivo e presente, ed il mondo non gira
come vorrei, ma la vita già spera
d'essere altro, e gli strappi ripara.

Sento che sono, ma non so che dire
spesso non sento nemmeno quel mare
di derisione, di stupido avere
resto convinto però che so amare.

Non abbandono il dolore del vero
so che oltre questo sentire c'è il puro
mistico e sacro pensiero e l'amaro
di questa vita diventa respiro.

martedì 9 aprile 2013

Il ricatto

Tutto ciò che possiedi ti possiede
e non importa quanto sei nel giusto
che il giusto ha sempre un tetro retrogusto
e giusti lo si è solo per fede.

Se hai e non sei, è questo che si vede
e il possedere rende il cuore angusto,
ci aggancia al suo potere bieco e frusto
ci rende debitori, e l'io recede.

Il denaro è un ricatto del potere
che tende le sue trappole qua e là
e se ti lasci andare è lui ad avere
la mano libera, ed agguanta già
tutte le cose, senza il tuo parere:
ciò che pensi di avere già ti ha.

lunedì 8 aprile 2013

Astasulla

Questa arramesca diste l'astasulla
che merasina arisca antimasia
ma rende fosca almanda venaria
che masco ritenendo almeno culla.

E non rimenerambo sartadulla
e di rimando il mare aprinoria
ma dentro l'anco mesta andavo via
e intanto quel meresco la maciulla

Si sa, la randamina rende folli
ma pisarando piano si capisce
qualche parola, intanto metasia,

ma nella carne siamo ancora molli
e l'aritmosteranza ci rapisce
e tutto sembrerà glossolalia.

domenica 7 aprile 2013

Dire

Dire dire è dire tutto,
sopra, dietro, avanti, sotto
vita, morte, tondo, piatto
il concreto ed il concetto

Dire: e s'apre un mondo intero
caldo,freddo, dolce, amaro
aria, spirito, respiro
bello e brutto, puro e impuro.

Dire: e il mondo si squaderna
la parola, che è nell'urna
pronunciandola s'incarna
poi nel pensatoio torna

giovedì 4 aprile 2013

L'anima canta

Tutte le volte che dico una cosa
resto stupito da come mi pesa
mettere in bocca il pensiero, confusa
è questa mente che ho come casa.

Penso e ripenso ma poi, quando dico
quello che esce è spregevole e bieco
lo guardo attonito: ciò che produco
è così scarso, inutile, fioco?

Sento, da dentro, che l'anima canta
vuole ridare al mio cuore una spinta
il desiderio del bene rimonta
e un parola diversa s'inventa.

E nella mente s'intrufola piano
dentro le pieghe di quel che ragiono
cerca di uscire, farà capolino
come esce il sole, portando il sereno.

mercoledì 3 aprile 2013

Come far fuori l'umano (3)

Se qualche casa si tiene potendo resistere a tanto
impeto intatta, seppure abbia il tetto altissimo infine
l'acqua lo copre, e sferzano i flutti ai lati le torri.
Già mare e terra non più nulla avevano a separarli
tutto era oceano, e ad esso mancava perfino la riva.
Occupa un colle qualcuno, un altro in barca si siede
prova a condurla coi remi, laddove pocanzi si arava,
ecco che sopra le messi o sul tetto di casa sommerso
naviga, ecco, c'è anche chi prende del pesce su un' olmo
l'ancora getta, se serve, persino nel verde del prato
ecco curvate carene che grattan le vigne di peso
e, dove or ora le capre brucavano le fini erbette
lì, il proprio corpo deforme, adagiano adesso le foche.

Boschi, metropoli e case, sorprendono lì sotto l'acqua
ninfe nereidi, e i delfini invadono selve e gli alti
rami rincorrono e pulsano tutte le querce agitate.
Nuota tra pecore il lupo, si porta i leoni rossastri
l'onda, e si porta le tigri, e nemmeno al cinghiale la forza
nè al travolto cerbiatto lo scatto aiutano adesso.
Cerca e ricerca una terra laddove potersi fermare
chi ha le ali, ed in mare si lascia cadere sfinito.
Copre l'immenso potere del mare le alture ed i colli,
flutti incredibili sferzano forti le vette dei monti
massima parte le onde carpiscono, e chi è risparmiato
sopravvivendo, è domato dal lungo e penoso digiuno.


si qua domus mansit potuitque resistere tanto
indeiecta malo, culmen tamen altior huius
unda tegit, pressaeque latent sub gurgite turres.
iamque mare et tellus nullum discrimen habebant:
omnia pontus erat, derant quoque litora ponto.
Occupat hic collem, cumba sedet alter adunca
et ducit remos illic, ubi nuper arabat:
ille supra segetes aut mersae culmina villae
navigat, hic summa piscem deprendit in ulmo.
figitur in viridi, si fors tulit, ancora prato,
aut subiecta terunt curvae vineta carinae;
et, modo qua graciles gramen carpsere capellae,
nunc ibi deformes ponunt sua corpora phocae.

mirantur sub aqua lucos urbesque domosque
Nereides, silvasque tenent delphines et altis
incursant ramis agitataque robora pulsant.
nat lupus inter oves, fulvos vehit unda leones,
unda vehit tigres; nec vires fulminis apro,
crura nec ablato prosunt velocia cervo,
quaesitisque diu terris, ubi sistere possit,
in mare lassatis volucris vaga decidit alis.
obruerat tumulos inmensa licentia ponti,
pulsabantque novi montana cacumina fluctus.
maxima pars unda rapitur; quibus unda pepercit,
illos longa domant inopi ieiunia victu.

martedì 2 aprile 2013

Come far fuori l'umano (2)

Era il terribile volto di picea caligine avvolto
pende la barba di nembi e fluiscon le onde dal crine
nebbia si posa sul viso, e grondanti la veste e le penne,
se con la mano accarezza le nubi che pendono ovunque
ecco un fragore, dall'etere densi si versano i nembi.
Nunzia di Era Giunone, di vari colori vestita,
Iride l'acque raccoglie, e porta alimento alle nubi.
Sono abbattute le messi, e del contadino piangenti
giacciono i voti, e perisce il vano lavoro di un anno.
Nè del suo ciel si contenta quell'ira di Giove che il proprio
fosco e ceruleo fratello l'aiuta con onde ausiliarie.

Convoca i fiumi: e quando solerti alla casa del capo
giungono  infine "non devo esortarvi con lunghi discorsi
ora - gli disse - sentite, la forza che avete sbrogliate,
l'opera è questa! Aprite le case e alla massa incagliata
tutte le briglie sciogliete, dei fiumi che avete in custodia!"
ordina, e tornano indietro e le fonti rilasciano tutte
quindi sfrenato rivolgono il corso dell'acque sul piano.
Egli col proprio tridente la terra percuote e quella
trema e voragini apron le vie per il moto dell'acque.
Corron le acque dei fiumi invadendo l'aperta campagna
quello che basta per alberi, greggi, e gli uomini tutti
e anche le case ghermire con il penetrale più sacro.

terribilem picea tectus caligine vultum;
barba gravis nimbis, canis fluit unda capillis;
fronte sedent nebulae, rorant pennaeque sinusque.
utque manu lata pendentia nubila pressit,
fit fragor: hinc densi funduntur ab aethere nimbi;
nuntia Iunonis varios induta colores
concipit Iris aquas alimentaque nubibus adfert.
sternuntur segetes et deplorata coloni
vota iacent, longique perit labor inritus anni
Nec caelo contenta suo est Iovis ira, sed illum
caeruleus frater iuvat auxiliaribus undis.

convocat hic amnes: qui postquam tecta tyranni
intravere sui, 'non est hortamine longo
nunc' ait 'utendum; vires effundite vestras:
sic opus est! aperite domos ac mole remota
fluminibus vestris totas inmittite habenas!'
iusserat; hi redeunt ac fontibus ora relaxant
et defrenato volvuntur in aequora cursu.
Ipse tridente suo terram percussit, at illa
intremuit motuque vias patefecit aquarum.
exspatiata ruunt per apertos flumina campos
cumque satis arbusta simul pecudesque virosque
tectaque cumque suis rapiunt penetralia sacris.

lunedì 1 aprile 2013

Dal diritto al sole

Segue il diritto la via dello scritto
scritto si pone al di sopra di tutto
sotto lo scritto il pensiero è diretto
sopra lo scritto diventa ricatto.

Non è artefatto il volere del bene
mentre le fonti del bene son vane
se ci troviamo a volerne certune
con la baldanza di chi sa e propone.

Tutto è studiato, la trama è sottile
nell'ombra buia del mondo del male
spezzi catene, poi reti, poi tele
per ritrovare la luce del sole.