domenica 28 gennaio 2018

Come una danza


Come si danza, in dinamica e mistica danza
Una pretessa dalle estasi immacolate
Tesa e ispirata da arcate del Vero sincere
Vaga nell'oracolare caverna di dei
Cuore di puro silenzio in mani di gioia
Casa di prosperi battiti a tempo creativi
Corpo che come parabola vera d'aurora
Parve un'edicola d'una velata deità, o
Porta del tempio dorato alle cose dell'oltre

Versione originale:

As in a mystic and dynamic dance
A priestess of immaculate ecstasies
Inspired and ruled from Truth's revealing vault
Moves in some prophet cavern of the Gods,
A heart of silence in the hands of joy
Inhabited with rich creative beats
A body like a parable of dawn
That seemed a niche for veiled divinity
Or golden temple door to things beyond.
(Sāvitrī, Parte Prima, Libro I, Canto II)

giovedì 25 gennaio 2018

Nero

Coglie il senso il sentore a sensazione
dove ti vedi nero.
 
Oggi il narrare è inquietudine pura
oggi è l'oggi che l'oggi propone,
ma in una notte dove l'aria è densa,
chi chiama, se non l'anima davvero?
 
Perso nei luoghi che nessuno pensa
chi chiama, chi assicura,
chi ascolta, chi soffre, chi è straniero?
 
È l'aria che respiro, l'emozione
inquinata di rabbia e di paura,
mi fa arrivare a riva
e non essere da nessuna parte.
 
Brillano occhi neri di fiamma oscura,
materia alernativa,
dicono il nero mi doni, è discreto.
 
Pensicchio, dunque sono solo in parte
la parte più cattiva
come la luna, che ha un lato segreto
fatto di fango, miele e segatura.
 
E' lo stato dell'arte:
su questi campi si respira aceto

domenica 21 gennaio 2018

Ideali

Guardalo questo sfuggire di forme con fiocchi e fiocchetti 
Abiti d'aria di divinità che non vivono un corpo
Un estasiarsi per cose che mai posson prendere vita,
Alla speranza un bel coro immortale speranza scandisce
Nube soddisfa una nuvola, spettro a insaziabile spettro
Soave s'appoggia, si ingaggia soave o soave è inseguito
E questo è il materiale da cui l'ideale si forma
È il pensiero il suo fabbro, le voglie del cuore la base
Nulla di vero risponde però alla loro chiamata,
Che l'ideale non abita in cielo, ma in terra nemmeno
Lucido e folle delirio d'umana speranza ed ardore
Sbronza di vino creato e prodotto da sue fantasie
È il trasognante tracciato di un ombra, un ombra brillante.
La tua visione fallace s'inventa l'azzurro dei cieli,
La tua visione fallace disegna anche l'arcobaleno;
Il tuo appetito mortale un'anima ti ha fabbricato.
L'angelo che hai nel tuo corpo, quest'angelo che chiami amore 
Che dalle tinte di quello che provi si forma le ali,
Fu partorito in un vecchio fermento che hai nel tuo corpo
E con il corpo che fu la sua casa bisogna che muoia.

Versione originale:
Behold this fleeing of light-tasselled shapes,
Aerial raiment of unbodied gods;
A rapture of things that never can be born
Hope chants to hope a bright immortal choir;
Cloud satisfies cloud, phantom to longing phantom
Leans sweetly, sweetly is clasped or sweetly chased.
This is the stuff from which the ideal is formed:
Its builder is thought, its base the heart's desire,
But nothing real answers to their call.
The ideal dwells not in heaven, nor on the earth,
A bright delirium of man's ardour of hope
Drunk with the wine of its own fantasy.
It is a brilliant shadow's dreamy trail. 
Thy vision's error builds the azure skies, 
Thy vision's error drew the rainbow's arch; 
Thy mortal longing made for thee a soul. 
This angel in thy body thou callst love, Non 
Who shapes his wings from thy emotion's hues, 
In a ferment of thy body has been born 
And with the body that housed it it must die.
 
 (Savitri, Book X, Canto II, Sri Aurobindo).

domenica 14 gennaio 2018

Luccichio

Qui, altresì, la visione e il profetico pio luccichio
D'estro e miracoli accesero semplici forme insensate
Quindi l'afflato divino si spense, sfumò, si ritrasse,
Come di troppo, eclissandosi dalla portata d'umano
Nella sua traccia un anelito sacro rimase indugiando
Venerazione e ricordo di una presenza e un potere
Troppo perfetti per essere chiusi in un cuore mortale
Segno e prescienza di un parto stupendo a venire
 
(Savitri, Canto 1, 148-155, Sri Aurobindo).


Versione originale:
Here too the vision and prophetic gleam
Lit into miracles common meaningless shapes;
Then the divine afflatus, spent, withdrew,
Unwanted, fading from the mortal's range.
 
A sacred yearning lingered in its trace,
The worship of a Presence and a Power
Too perfect to be held by death-bound hearts
The prescience of a marvellous birth to come.

mercoledì 10 gennaio 2018

Balbettii

Meravigliosa indeterminatezza
fragile sogno di salubre vita.
 
Sul dorso una carezza
si prende il sacro tempo della spesa,
di lunghe chiacchere col Dio Amato,
divisi in due metà da una ferita.
 
Rimango senza fiato
godendomi la brezza
che effonde dove il sole non fa presa.
 
Dov'è la via smarrita,
il pallino del gioco,
dov'è quell'angolo incontaminato
dove riposa la mia intimità?
 
Presso la fiamma accesa
la mia cera si sfalda e prende fuoco:
la chimica del fisico non mente.
 
E la mia identità
si stacca pezzo a pezzo se si sente
il suono dell'attesa,
parlare il vuoto, il nulla che balbetta.
 
Il sole sorge già,
l'aurora si fa giorno a poco a poco.
 

domenica 7 gennaio 2018

Risveglio

Qui dove nostra ignoranza in penombra circonda gli abissi

Sul penetrale silente del globo ambiguo terrestre,

Qui dove non si conosce nemmeno il prossimo passo

E verità ha il proprio trono su ombrosi risvolti di dubbio,

Su questo campo di giogo e fatica angoscioso e precario 

Sparso al di sotto di qualche profondo ed equanime sguardo,

Che imparzialmente partecipa a gioia e dolori che abbiamo,

Qui il nostro suolo prostrato recava il radioso risveglio

 (Savitri, 140-147, Sri Aurobindo). 

Originale

Here where our half-lit ignorance skirts the gulfs
On the dumb bosom of the ambiguous earth,
Here where one knows not even the step in front
And Truth has her throne on the shadowy back of doubt,
On this anguished and precarious field of toil
Outspread beneath some large indifferent gaze,
Impartial witness of our joy and bale,
Our prostrate soil bore the awakening ray.