99 - Canzone per l'Italia

La canzone del sole
cantava il cantastorie
quando l'Italia era nazione infetta.
Per noi che abbiamo dentro le memorie
del mare nero e le calzette rosse,
quelle son le parole,
quella è la nostra canzone perfetta.
Da questi lidi il mio velier si mosse
per raccontare quello che è accaduto
negli ultimi trent'anni in un minuto
Perché quell'infezione.
è in circolo e l'Italia ha reso inferma.

Italia, mia nazione
un tempo terraferma
da cui il mondo intero conquistare,
adesso divenuta un pachiderma
terra vischiosa, mesta e inospitale.
Ma per quale ragione
col corpo tuo proteso verso il mare
e l'azzurro colore nazionale
guardare verso il cielo più non vuoi?
Cos'è rimasto dentro gli occhi tuoi?
E' azzurro il tuo colore?
O preferisci il marrone del fango?

Italia dell'amore
e del cantar di rango
sei tu la terra che ospitò il poeta,
in cui son nato, e mestamente piango.
Terra meravigliosamente ricca
d'arte, d'ingegno e onore
di gente fantasiosa, fiera e lieta,
che giorno dopo giorno s'alambicca
per riuscire a quadrare il cerchio ancora
e sopravvive ormai ora per ora.
Il tuo passato è gloria.
Abisso sembra invece il tuo presente.

In questa nostra storia,
inesorabilmente,
ricorre il tema oscuro del mistero,
quando colpita al cuore un cor si sente:
"dove sei stata cosa hai fatto mai?"
Risponde lei con boria:
"meglio un buon falso che un orrendo vero!"
Che poi vuol dir sono una donna, ormai,
come ogni donna serbo i miei segreti,
che sono orrendi e di follia repleti,
ho la virtù scoperta
e bene o male questo è il mio destino.

E dalla porta aperta
è entrato pian pianino
quel lato oscuro in forma di un'oracolo
che da arcano si è fatto più vicino,
ma non così da scorgere al di sotto
la parte ima e coperta,
che passa da magnifico spettacolo,
a mesto chiacchiericcio da salotto,
coprendo, col dibattere in eterno
che pure chi si oppone è di governo
molto più che di lotta,
e il compromesso storico ne è il segno.

Ma chi ti ha mai ridotta
in questo stato indegno
soltanto il pur sapiente teleoblio?
Oppure era già tempo che il tuo regno
si degradasse alfin come fu fatto?
L'unione era corrotta,
opera di paziente lavorio.
Mancavan gli italiani, poi d'un tratto
divenuta repubblica privata,
fu piano piano tutta incanalata
nell'ombra del potere
e l'ombra del potere ormai ti ha.

Trovarsi un bel mestiere
è la specialità
del genio, se di qua non è fuggito:
Leonardo, se ne andò a Parigi, ma
prima divenne al seguito dei Borgia,
ingegner del potere,
avendo così ben contribuito
a crear quella cultura che ci forgia:
salir sul carro del conquistatore
fare l'araldo al proprio protettore,
ed oggi come ieri
stare coperti al fianco del potente.

Cosi questi sentieri
ci portano al presente
il mare nero incalza, ed è ingrossato
dal debito che inarrestabilmente
ci rende più insicuri e si alimenta
dei nostri desideri
e chiede indietro quello che ci ha dato,
l'anima nostra intanto ci tormenta.
Ma il sole quando sorge, sorge piano
la luce si diffonde nel pantano:
son gli occhi di una donna
ancora "pien d'amore", il nostro faro.

Italia, la tua gonna
è stata mio riparo, ora al tuo sole
canto, restituendoti parole.