lunedì 29 settembre 2014

L'ora epica

Battiti d'ali rintoccano
come risacca del mare
c'entrano dentro, ci toccano
è un tramestio familiare.

Senti un fastidio, un distinto
formicolio, non sai stare
in questo mondo dipinto
se l'ora epica scocca.

Ora ti senti già vinto
non parli, chiudi la bocca
senti il rumore di fondo:
tocca rintocca rintocca...

E' questo l'unico mondo?
E' questo il male minore?
Siamo sul tetto o sul fondo?

Dentro risuona il rumore:
tutto per tutto per tutti
tutto per tutto e il colore
nero di pianti e di lutti
d'altri che ignorano e abboccano
mentre, dispersi nei flutti
vedono, sentono, toccano.

venerdì 26 settembre 2014

Tornare al mittente

Torna il segnale al mittente
ma non è sempre capito
a volte, non lo è per niente.

Ed oggi, questo è l'invito:
viverlo, esserlo dentro
renderlo vero e infinito.

E quel segnale dal cuore
di cosa siamo dirama
il suo profumo e colore.

Ci vuole, a sé ci richiama
quella sua parte che è mia
che ci incoraggia e ci ama.

Dove io sono, lei sia
dove io vivo, lei sogni
dove io sogno, poesia.

Ogni parola ed ogni
fiato ci ispiri ed annulli
meriti, voglie, bisogni.

Che dentro il sogno mi culli
che io sia vero e credente,
l'anima chiama: si frulli
tutto, e si torni al mittente.

lunedì 22 settembre 2014

Voglio l'estro

Ecco, narrando una storia
torna l'eterna poesia
dall'oscurata memoria.

Un sole grande s'avvia
ma sotto, resta quell'ombra
nera di malinconia,

e d'altre parti s'adombra
una sintonica schiera
d'esseri, e il cielo s'ingombra

di nubi, e adesso sincera
s'erge la vita che abbiamo
come apparendo più vera.

Tutto ritorna, e vogliamo
essere santi e viventi
sentendo chiaro il richiamo.

Pensare presentimenti
che quel richiamo ti invia
d'essere veri e presenti.

E allora voglio che sia
l'estro, che abbaglia di gloria
di chi ci è dentro, non mia.

Ecco, racconto la storia.

mercoledì 17 settembre 2014

Selfie

Nulla, niente, solo il vuoto
si risente, e la mia via
si è fermata, vola via
questo tempo nell'ignoto.

Presto, tardi, ora mi voto
a pensarmi, e a pensar mia
questa storia, la poesia
resto zitto, non mi quoto.

Altri, ancora sono in moto
si riflettono in quel ruolo
quel che sono, e non è noto.

Penso, e son pensato al volo
come chi si fa la foto
inquadrandosi da solo.

martedì 2 settembre 2014

Affiorando franai

Se il tempo, che adora le epoche,
può dire stagioni le estatiche
estati, e ai soliti demoni
esilio ridare fidandosi
ritengo fondati gli aneddoti
che al più lo descrivono cinico.

Perfino laddove rivendichi
di dare una forma retorica
alle anse, alle fila drammatiche
di queste folate semantiche.

Fiammate, son rime d'ipotesi
baciate dall'estro ipotetico
di questo maldestro e improbabile
e perso che sono, in quest'opera
che dono, anche se non sollecito
di partecipare alla recita
d'italia, perdono se pèrdono!

Io sono lo spirito vegeto
l'azione del sogno di vomeri
non ho più bisogno di erpici,
la terra mi sembra già fertile,
ma prima, una volta era sterile.

Adesso mi voglio intraprendere
di più, anche se non lo merito,
lassù non mi amano immobili,
ma cambiano, e altro diventano.

Nessuno diventa cercandosi
nessuno, ma ognuno si intrappola
ciascuno per proprio suo compito,
intanto chi sono dimentica.

Io, quando ero pronto ed estatico
dicevo facezie del tipico
non senso che non fa più ridere.
Io so che il riso e il satirico
soltanto agli stolti abbondano.

La notte è ancora fondissima
la notte rischiara una lampada,
rischiare la luce del solito
ed unico sole mi perito,
soltanto alla voce mi limito.

E intanto affiorando non franano
le rime che ho fatto, si tengono.

Ma mai mi dimentivo, mai
che un giorno, affiorando franai.