lunedì 6 gennaio 2020

La tredici notti

È forse il diapason dell'incertezza 
dell'inquietudine che mi da il la,
l'umano rende incerti.

Ma passa un'altra notte e io comprendo 
che non comprendo nulla in verità
che forse sono, penso.

Un'altra notte ancora e mi accarezza
l'idea che forse sono ciò che apprendo,
e apprendo ciò che sono.

E notte dopo notte ti diverti
a sciogliere il sorriso dal frastuono, 
a ridere di te.

Ho fame, ho sonno, ho caldo, ho freddo, ho senso,
e sento, e vedo, e ascolto, e m'appassiono,
vivo per esser vivo.

E passa un'altra notte e adesso avverti
quel grumo di dolore freddo e denso
che pian piano si scioglie.

Il mistero che si apre dentro me
portandosi il silenzio che raccoglie,
sta facendosi strada,

ci si avvicina al punto decisivo,
dove tutto si apprende, avverte e coglie,
l'idea originale,

l'atout, la chiave, il bandolo, l'archè,
principio e fine, partenza ed arrivo
di ogni vita vissuta.

Tutto è esperienza, vada come vada,
se trovi quella pietra che trasmuta
ogni metallo in oro,

e tutto è vita, vivido, vitale,
è amore ogni cosa data e avuta,
se sei in ciò che fai,

l'incantesimo che ci tiene a bada
è rotto quando cogli l'essenziale,
tutto si apre al possibile.

È questa verità il mio tesoro,
e anche se resta muta e incomprensibile,
nascosta e invisibile,
vive e non me la toglieranno mai.

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